Breve introduzione alla terapia Di Bella.
La terapia di
bella è un metodo alternativo ai trattamenti tradizionali utilizzato nella cura
dei tumori con lo scopo e di ridurre le dimensioni della neoplasia o di arrestarne
o rallentarne la crescita e comunque in tutti i casi di migliorare la qualità
di vita del paziente. Tutto questo senza ricorrere a trattamenti aggressivi
come la chemioterapia che in buona parte dei pazienti risulta essere inefficace
e spesso determina un brusco peggioramento delle condizioni generali del malato
a causa dei devastanti effetti collaterali.
D'altronde la
terapia di bella è poco o per niente tossica tanto da essere benissimo
tollerata dalla stragrande maggioranza dei pazienti che possono continuarla per
lunghi periodi di tempo, in buona parte dei casi anche per anni. Infatti la
terapia, non essendo gravata da significativi effetti collaterali, viene
eseguita a casa del paziente stesso grazie alla semplice collaborazione dei
famigliari e, per i soggetti autosufficienti, anche in perfetta autonomia,
senza ricorere all'aiuto di alcuno. La terapia è inoltre perfettamente
compatibile con una qualità di vita perfettamente normale tanto che sono molti
i pazienti in età lavorativa che la praticano senza avere alcun disagio nello
svolgimento della loro professione. In poche parole, con la terapia di bella,
si realizza la "convivenza con la malattia" che non sarà più vista
come un fenomeno in grado di uccidere in breve tempo il paziente, bensì come
una patologia cronica con la quale il paziente si abituerà a convivere
assumendo quotidianamente la terapia adeguata per tenerla sotto controllo.
La terapia
consiste di almeno quattro farmaci che devono essere assunti agli orari
prescritti dal medico. In associazione a questi farmaci ne vengono talora
aggiunti altri sulla base dell'origine della malattia e dell'eventuale presenza
di metastasi o di altre complicanze. I quattro farmaci principali sono: uno
sciroppo galenico a base di vitamina E e di vitamina A, la bromocriptina o
altro farmaco analogo, la melatonina che deve essere rigorosamente coniugata
con adenosina in percentuali ben precise e la somatostatina che può essere in
alcuni casi sostituita da un suo analogo di sintesi.
Lo scopo
principale della terapia è quello di modificare l'ambiente intorno al cancro
rendendoglielo ostile in maniera che esso, costretto a vivere all'interno di
questo ambiente reso più "difficile" dalla terapia, non riesca a
svilupparsi e arresti la propria crescita o addirittura muoia. Inoltre le
cellule sane, stimolate da alcuni principi attivi della terapia, vanno invece
incontro ad un potenziamento delle loro funzioni e diventano più forti ed in
alcuni casi più aggressive nei confronti della malattia.
Nel 1998 è
iniziata una sperimentazione ufficiale sulla terapia di bella voluta, a seguito
delle manifestazioni popolari a favore di questo trattamento, dal Ministero
della Sanità italiano. Dopo alcuni mesi tale sperimentazione è stata
considerata fallita nel senso che gli organi competenti della medicina
ufficiale, ai quali era stato delegato il compito di valutarne l'efficacia e
l'attività, ha affermato che la terapia di bella non è dotata di sufficiente
attività antitumorale da giustificare un proseguio della sperimentazione su
altri pazienti. Naturalmente sono scoppiate polemiche di vario tipo alcune
fondate su fatti certi altre meno. Indipendentemente dai numerosi motivi che
sono stati in tempi diversi addotti come causa del fallimento della MDB, quali
ad esempio, l'uso di farmaci non adeguati, la non aderenza dei protocolli
applicati a quelli che erano i dettami del Di Bella, oppure la casistica
composta di pazienti con patologia troppo avanzata od un interesse economico
sotterraneo, una delle principali motivazioni per la quale la sperimentazione è
fallita deve essere ricercata nel fatto che l'obiettivo programmato era
effettivamente difficile da raggiungere e, dato il tipo di pazienti arruolati,
la maggior parte dei quali con patologia molto avanzata sarebbe stata difficile
da raggiungere qualunque terapia fosse stata applicata. Infatti non è semplice
ottenere una vera risposta antitumorale tramite la terapia farmacologica
qualunque essa sia, poichè come "risposta antitumorale" si intende la
riduzione di almeno il 50% della massa del tumore. Il paziente che non ottiene
tale riduzione, ma, ad esempio, vede ridurre le dimensioni della sua malattia
del 40% oppure la vede arrestarsi nella sua progressione non è stato
considerato utile ai fini della valutazione dell'efficacia della terapia di
bella. A molti di questi pazienti con risposte parziali o con malattia stabile
od ancora con malattia in progressione, ma accompagnata da una buona qualità di
vita nonostante il cancro, è stata garantita la somministrazione gratuita dei
farmaci ancora per molto tempo, ma non avendo dato, secondo i criteri adottati
per la definizione di "risposta antitumorale", un risultato
convincente e definitivo non sono stati presi in considerazione ai fini della
valutazione dell'attività e dell'efficacia della terapia. Ed una delle cause
principali del fallimento di questa sperimentazione è che la sopravvivenza del
paziente, così come la sua qualità di vita sono state scarsamente considerate
nella valutazione finale.
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