giovedì 29 maggio 2014

Breve introduzione alla terapia Di Bella.

Breve introduzione alla terapia Di Bella.
La terapia di bella è un metodo alternativo ai trattamenti tradizionali utilizzato nella cura dei tumori con lo scopo e di ridurre le dimensioni della neoplasia o di arrestarne o rallentarne la crescita e comunque in tutti i casi di migliorare la qualità di vita del paziente. Tutto questo senza ricorrere a trattamenti aggressivi come la chemioterapia che in buona parte dei pazienti risulta essere inefficace e spesso determina un brusco peggioramento delle condizioni generali del malato a causa dei devastanti effetti collaterali.
D'altronde la terapia di bella è poco o per niente tossica tanto da essere benissimo tollerata dalla stragrande maggioranza dei pazienti che possono continuarla per lunghi periodi di tempo, in buona parte dei casi anche per anni. Infatti la terapia, non essendo gravata da significativi effetti collaterali, viene eseguita a casa del paziente stesso grazie alla semplice collaborazione dei famigliari e, per i soggetti autosufficienti, anche in perfetta autonomia, senza ricorere all'aiuto di alcuno. La terapia è inoltre perfettamente compatibile con una qualità di vita perfettamente normale tanto che sono molti i pazienti in età lavorativa che la praticano senza avere alcun disagio nello svolgimento della loro professione. In poche parole, con la terapia di bella, si realizza la "convivenza con la malattia" che non sarà più vista come un fenomeno in grado di uccidere in breve tempo il paziente, bensì come una patologia cronica con la quale il paziente si abituerà a convivere assumendo quotidianamente la terapia adeguata per tenerla sotto controllo.
La terapia consiste di almeno quattro farmaci che devono essere assunti agli orari prescritti dal medico. In associazione a questi farmaci ne vengono talora aggiunti altri sulla base dell'origine della malattia e dell'eventuale presenza di metastasi o di altre complicanze. I quattro farmaci principali sono: uno sciroppo galenico a base di vitamina E e di vitamina A, la bromocriptina o altro farmaco analogo, la melatonina che deve essere rigorosamente coniugata con adenosina in percentuali ben precise e la somatostatina che può essere in alcuni casi sostituita da un suo analogo di sintesi.
Lo scopo principale della terapia è quello di modificare l'ambiente intorno al cancro rendendoglielo ostile in maniera che esso, costretto a vivere all'interno di questo ambiente reso più "difficile" dalla terapia, non riesca a svilupparsi e arresti la propria crescita o addirittura muoia. Inoltre le cellule sane, stimolate da alcuni principi attivi della terapia, vanno invece incontro ad un potenziamento delle loro funzioni e diventano più forti ed in alcuni casi più aggressive nei confronti della malattia.
Nel 1998 è iniziata una sperimentazione ufficiale sulla terapia di bella voluta, a seguito delle manifestazioni popolari a favore di questo trattamento, dal Ministero della Sanità italiano. Dopo alcuni mesi tale sperimentazione è stata considerata fallita nel senso che gli organi competenti della medicina ufficiale, ai quali era stato delegato il compito di valutarne l'efficacia e l'attività, ha affermato che la terapia di bella non è dotata di sufficiente attività antitumorale da giustificare un proseguio della sperimentazione su altri pazienti. Naturalmente sono scoppiate polemiche di vario tipo alcune fondate su fatti certi altre meno. Indipendentemente dai numerosi motivi che sono stati in tempi diversi addotti come causa del fallimento della MDB, quali ad esempio, l'uso di farmaci non adeguati, la non aderenza dei protocolli applicati a quelli che erano i dettami del Di Bella, oppure la casistica composta di pazienti con patologia troppo avanzata od un interesse economico sotterraneo, una delle principali motivazioni per la quale la sperimentazione è fallita deve essere ricercata nel fatto che l'obiettivo programmato era effettivamente difficile da raggiungere e, dato il tipo di pazienti arruolati, la maggior parte dei quali con patologia molto avanzata sarebbe stata difficile da raggiungere qualunque terapia fosse stata applicata. Infatti non è semplice ottenere una vera risposta antitumorale tramite la terapia farmacologica qualunque essa sia, poichè come "risposta antitumorale" si intende la riduzione di almeno il 50% della massa del tumore. Il paziente che non ottiene tale riduzione, ma, ad esempio, vede ridurre le dimensioni della sua malattia del 40% oppure la vede arrestarsi nella sua progressione non è stato considerato utile ai fini della valutazione dell'efficacia della terapia di bella. A molti di questi pazienti con risposte parziali o con malattia stabile od ancora con malattia in progressione, ma accompagnata da una buona qualità di vita nonostante il cancro, è stata garantita la somministrazione gratuita dei farmaci ancora per molto tempo, ma non avendo dato, secondo i criteri adottati per la definizione di "risposta antitumorale", un risultato convincente e definitivo non sono stati presi in considerazione ai fini della valutazione dell'attività e dell'efficacia della terapia. Ed una delle cause principali del fallimento di questa sperimentazione è che la sopravvivenza del paziente, così come la sua qualità di vita sono state scarsamente considerate nella valutazione finale.

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