sulla melatonina
La ghiandola anticancro
Per lungo tempo ignorata dalla medicina, la conoscenza ghiandola pineale si è recentemente rivelata fondamentale nella cura dei tumori. La melatonina – principale ormone secreto dall’epifisi – ha un effetto antitumorale riconosciuto e il difetto nella produzione notturna di tale ormone è la principale causa endocrina della malattia tumorale
Tratto da Scienza & Conoscenza n°32
Utilizzo:
In compresse da 2 mg in dosaggi di 20 mg o più al giorno. Da ingerire preferibilmente prima del pasto, distribuita uniformemente nel corso della giornata con concentrazione nettamente superiore la sera. Esempio: 2 compresse al mattino, 2 a mezzodì e 6 la sera prima di coricarsi.
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Cosa
è realmente la molecola melatonina?
Ci si sveglia già stanchi? Il sonno non porta riposo? Spesso ci si sente fuori "fase" ?
La melatonina può migliorare la qualità del sonno.
La formulazione di melatonina che il nostro sito ha selezionato è stata Melatonina Zinco-Selenio Pierpaoli (articolo completo sulla formula originale del Dottor Pierpaoli, rivista e migliorata nel tempo, cui possiamo intitolare sicuramente la migliore formulazione disponibile della melatonina).
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La melatonina è una molecola naturale secreta dalla ghiandola endocrina pineale o epifisi (una ghiandola posta alla base del cervello), assolutamente innocua, decresce nell'organismo con l'avanzare dell'invecchiamento.
La denominazione chimica della melatonina è (N-acetyl-5-methoxytryptamine) e la formula chimica è C13H16N2O2.
La melatonina non è un farmaco, ma una molecola naturale i cui effetti ed innocuità sono molto ben conosciuti.
LA MELATONINA COME ANTIOSSIDANTE E ANTI INVECCHIAMENTO
EFFETTI DELLA MELATONINA SULLE DONNE IN MENOPAUSA
RELAZIONI CON SONNO E INSONNIA : LA MELATONINA COME REGOLATORE SONNO-VEGLIA
La
melatonina viene sintetizzata o secreta di notte dalla ghiandola
pineale : poco dopo la comparsa dell’oscurità le sue concentrazioni nel
sangue aumentano rapidamente e raggiungono il massimo tra le 2 e le 4 di
notte per poi ridursi gradualmente all’approssimarsi del mattino.
Bastano secondo i ricercatori, dai 2 ai 5 milligrammi di questa sostanza, quando si va a letto il primo giorno dopo il viaggio e nei successivi 2-4 giorni, per assestare i propri ritmi sul nuovo fuso orario.
La melatonina rimette esclusivamente in moto un sistema che risulta essere alterato nei suoi ritmi.
Prima che tutto torni in equilibrio possono passare addirittura settimane!
Finché una notte, di colpo, arriva il sonno ristoratore.
Inoltre anche se si dorme poco, si dorme meglio e dopo alcuni giorni ci si sentirà benissimo.
Non essendo né un farmaco né un sonnifero la melatonina non agisce improvvisamente.
Non c'è altro sistema se non quello di continuare ad assumere i mg di melatonina indicati alla sera prima di dormire.
Un effetto immediato, prima che sia stato ricostituito il ciclo biologico alterato non è pensabile.
Bisogna inoltre assicurarsi che la melatonina usata sia prodotta con il sistema GMP (Good Manufacturing Practise) che da garanzia che la compressa finale contiene esattamente quanto dichiarato.
Non essendo un farmaco se ne potrebbe assumere anche in eccesso senza restringerne eventuali effetti collaterali; per saturare l'organismo durante la notte ne basterebbero anche meno di 3 mg (1-2 mg).
Una parte della melatonina che si assume per via orale viene distrutta, un'altra parte viene metabolizzata dal fegato e si trasforma in idrossimelatonina.
Vi sono stati effetti indesiderati all'inizio dell'assunzione di melatonina : tachicardia, capogiri, insonnia, emicrania.
In questo caso bisogna verificare in primis la qualità della melatonina che si sta assumendo, quindi bisogna essere sicuri che si sta assumendo la melatonina prima di spegnere la luce e alla sera.
Ci vuole inoltre del tempo per restaurare un organismo alterato.
Questi sintomi, secondo il Prof. Pierpaoli (in uno dei suoi libri) possono essere passeggeri.
Se un soggetto assume melatonina perché vuole invecchiare bene, la qualità del suo sonno sarà diversa, in quanto la melatonina provvederebbe a normalizzare determinati parametri.
Il sonno sarà diverso da quello di prima e potrebbe essere migliore.
Alcune persone assumono la melatonina prima di mezzanotte allo scopo che il picco notturno si formi intorno alle 1-2 AM e non più tardi.
La melatonina aggiusterebbe i vecchi ritmi alterati e talvolta ci vorrebbero settimane e mesi per riassettare il cervello ed i ritmi ormonali.
Ma il risultato arriverebbe e solo chi si fermerebbe non riuscirebbe a trarre vantaggi, dato che il sonno è solo un aspetto trascurabile in quanto in realtà la melatonina protegge solo la ghiandola pineale che poi riacquisterebbe una funzionalità giovanile.
Purtroppo in questo mondo a volte folle non sappiamo rispettare i ritmi del mammifero uomo ed i risultati saranno, e sono, già drammatici.
La fluvoxamina aumenta significativamente il livello serico di melatonina, potendo quindi essere causa di eccessiva sonnolenza.
È risaputo, inoltre, che la fluvoxamina aumenta la secrezione endogena di melatonina, sembra a causa dell'inibizione degli isoenzimi che la metabolizzano, CYP1A2 o CPY2C9.
Questa interazione è particolarmente pericolosa quando melatonina e fluvoxatina vengono assunte assieme ad altri sedativi, come l'aloperidolo o il diazepam, a loro volta metabolizzati dagli stessi isoenzimi.
Sembra anche che la melatonina interagisca farmacodinamicamente con la nifedipina riducendo l'effetto antipertensivo della sua formulazione a lento rilascio, causando un aumento della pressione arteriosa e della frequenza cardiaca.
EFFETTI SUL SISTEMA CARDIOVASCOLARE E SULL'IPERTENSIONE Nonostante il meccanismo di questa interazione non sia noto, sembra che la melatonina svolga un ruolo nella regolazione del sistema cardiovascolare.
La melatonina, un ormone naturale del corpo, potrebbe un giorno essere usata in aggiunta ai tradizionali trattamenti per la pressione alta.
Secondo il ricercatore Frank A.J.L. Scheer e colleghi del Brigham and Women’s Hospital e della Harvard Medical School di Boston, gli effetti della melatonina sulla pressione del sangue potrebbero essere dovuti alla sua capacità di contribuire al regolamento dell'orologio biologico del corpo.
Lo studio è stato pubblicato sulla rivista "Hypertension: Journal of the American Heart Association".
"Già in passato - spiega Scheer - si era osservato che le persone con pressione sanguigna elevata presentano spesso una soppressione dei livelli notturni di melatonina.
Di recente abbiamo scoperto che queste persone presentano dei disturbi al proprio orologio biologico. La scoperta potrebbe aprire la strada a nuovi approcci per la cura dell'ipertensione".
Scheer e colleghi hanno condotto lo studio presso l'Istituto olandese di ricerca sul cervello di Amsterdam.
Gli scienziati hanno studiato l'effetto di una singola dose di melatonina confrontandolo con quello di un regime più lungo.
Dopo aver somministrato per tre settimane a 16 volontari, un'ora prima di andare a dormire, placebo oppure 2,5 milligrammi di melatonina per via orale, i ricercatori hanno analizzato gli effetti confrontandoli con quelli di una somministrazione unica in un solo giorno.
I risultati mostrano che i pazienti che ricevevano melatonina ripetutamente presentavano una minore pressione notturna, sia sistolica che diastolica.
La dose singola di melatonina, invece, non aveva effetto sulla pressione del sangue.
Fonte: Le Scienze
LEGISLAZIONE SULLA MELATONINA
AVVERTENZE SULL'USO DELLA MELATONINA Patologie autoimmuni: poiché i dati di letteratura relativi all’impiego della melatonina in pazienti con malattie autoimmuni (es. artrite reumatoide, sclerosi multipla, morbo di Crohn) sono insufficienti, l’uso dell’ormone non è raccomandato.
Insufficienza renale: somministrare la melatonina con cautela in pazienti con insufficienza renale (non sono disponibili studi di letteratura relativi a farmacocinetica ed efficacia clinica dell’ormone in pazienti con nefropatia).
Insufficienza epatica: l’impiego di melatonina nei pazienti con insufficienza epatica non è raccomandato. I pazienti con insufficienza epatica presentano infatti elevati livelli di melatonina endogena nelle ore diurne per ridotta metabolizzazione.
Attività che richiedono attenzione e coordinazione: i pazienti che assumono la melatonina devono svolgere con cautela attività che richiedono attenzione e coordinazione costante e prolungata, perché per la sua stessa attività di promozione del sonno, l’ormone potrebbe diminuire la capacità di attenzione o indurre sonnolenza.
Età pediatrica: data l’insufficienza di dati di letteratura relativi all’impiego della melatonina nei bambini, non è raccomandata la somministrazione dell’ormone in questa classe di pazienti.
Gravidanza: non sono disponibili sufficienti dati di letteratura relativi all’esposizione di melatonina esogena in donne in gravidanza. Sebbene in vivo non siano stati riscontrati effetti tossici in studi su gravidanza, sviluppo embriofetale, parto e post-parto, la somministrazione di melatonina in gravidanza non è raccomandata.
Allattamento: poiché la melatonina viene escreta nel latte materno, non è raccomandato il suo uso nelle donne che allattano.
Lattosio: la presenza di lattosio come eccipiente rappresenta una controindicazione in caso di problemi ereditari di intolleranza al galattosio, deficit di lapp lattasi, sindrome di malassorbimento glucosio-galattosio.
MELATONINA E MASS MEDIA
ARTICOLI VARI SULLA MELATONINA
Alopecia : un aiuto dalla melatonina?
Pelle giovane per sempre?
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Fonte: da Healthy News Service September 13, 2005
La Melatonina sembra essere efficace nel trattamento della nicturia negli uomini con ingrossamento benigno della prostata
Drake MJ, et al, J Urol 2004; 171: 1199-1202
Uro2004 Farma2004
Melatonina: elisir di lunga vita
La ghiandola pineale, una delle sette ghiandole endocrine, è il principale organo del corpo umano responsabile della regolazione del ritmo biologico circadiano sulla base del principale ritmo cosmologico, quello dell’alternanza del periodo di luce con quello di tenebra. Il principale ormone prodotto dalla ghiandola pineale è la melatonina (MLT), la cui secrezione è inibita dalla Luce e stimolata dalla Oscurità,
con il conseguente stabilirsi di un ritmo circadiano luce/buio
caratterizzato da bassi livelli ematici di MLT durante le ore di luce e
alti livelli durante la notte, superiori di almeno tre volte rispetto a
quelli diurni. La presenza di un normale ritmo circadiano luce/buio nei
livelli ematici di MLT rappresenta un parametro fisiologico fondamentale
caratterizzante lo stato di salute e la cui alterazione costituisce uno
dei segni più precoci del configurarsi di un grave stato patologico.
Infatti, alterazioni del ritmo luce/buio della MLT sono state dimostrate in gravi patologie quali le neoplasie metastatiche, la malattia depressiva, la schizofrenia nella fase cronica e l’ischemia cerebrale.
Una scienza nuova per il recupero dell’armonia
È paradossale come fino ad alcuni decenni fa la scienza medica, che si apprestava a determinare la conoscenza molecolare completa del DNA, non sapesse pressoché nulla sulla funzione di una struttura del corpo anatomico, come appunto la ghiandola pineale. Questo malgrado fosse noto da migliaia di anni a tutte le tradizioni spirituali del mondo (tranne quella romana) il ruolo fondamentale di questa ghiandola nella regolazione dell’espressione dello Spirito: lo stesso Cartesio considerò la pineale come il centro dell’espressione della vita animica. Il nome stesso di epifisi (dal greco epi-fysin che si significa “al di sopra della natura”) denota che gli
antichi avevano già compreso sinteticamente il ruolo centrale della
ghiandola pineale nella regolazione della vita spirituale auto-cosciente.
Da quanto affermato risulta evidente che non è possibile comprendere il
significato e la funzionalità biologica della ghiandola pineale
studiandola o solo dal punto di vista medico-scientifico o solo dal punto di vista filosofico-spirituale,
ragion per cui forse nessun altro argomento come la ghiandola pineale,
in ambito medico, esige una nuova concezione del mondo e un nuovo modo
di comprendere la biologia.
Una delle frasi più false e storicamente superate, ma al contempo fra le più diffuse, citata pressoché da tutti – filosofi, bioetici, teologici, psicologi e parapsicologi –
è quella del rischio nel mondo contemporaneo di ridurre l’uomo alla sua
biologia. La verità è invece, all’opposto, il rischio di un’amputazione biologico-selettiva del corpo umano per adeguarlo sia alle esigenze di mercato che – cosa ancora più grave – a un’idea antropologica la quale, fingendo di porsi come neutra e laica, impone di fatto una despiritualizzazione della biologia per ribadire la ormai superata concezione del corpo umano equiparabile ad una macchina.
Il ritardo dal punto di vista medico-scientifico nello studio della
fisiologia e della clinica della ghiandola pineale non si spiega in
altro modo se non con il rifiuto sistematico, premeditato e quasi
cosciente di reinterpretare la biologia della vita umana come
espressione dello Spirito, di cui la pineale è simbolo elettivo.
Inoltre uno dei motivi che hanno ritardato le ricerche sulla ghiandola pineale è legato alla sua precoce calcificazione,
interpretata dagli scienziati del passato come segno di un esaurimento
funzionale della ghiandola stessa, come se si trattasse di una vestigia non più utile nelle specie biologiche evolute. Le successive ricerche hanno invece dimostrato che la
calcificazione della pineale non è dovuta ad altro se non alla
produzione di cristalli di calcio in grado di percepire le variazioni
elettromagnetiche. Allo stato attuale delle conoscenze –
reinterpretando i dati medico-scientifici secondo una dimensione
filosofica – possiamo affermare che la funzione sintetica della ghiandola pineale è quella di rendere possibile una relazione armonica:
da una parte fra singolo organismo vivente e condizione energetica
dell’universo; dall’altro fra la propria vita spirituale e il corpo
biologico.
La ghiandola anticancro
In quanto centro supremo del
mantenimento del principio dell’unità della vita, sia in sé che fuori di
sé, era ovvio che la ghiandola pineale dovesse svolgere un’attività anticancro, essendo
il cancro la patologia archetipica suprema della perdita dell’unità
della persona umana nella sua triade di corpo fisico, psichico e
spirituale. Già autori esoteristi tibetani, oltre cinquant’anni fa, ponevano una relazione fra ghiandola pineale e cancro,
quindi ben prima che la scienza medica ne avesse conoscenza, cosa
questa che dimostra la superiorità conoscitiva della tradizione della
scienza dei magi rispetto ad ogni altra scienza medica empirica. Non a
caso il vero padre della moderna medicina fu Paracelso, medico e mago, che per primo intuì nel 1500 come il corpo umano fosse una realtà non solo fluidico-energetica, ma anche ed innanzitutto chimica.
Non solo in Oriente, ma anche in Occidente, da diversi decenni emergevano evidenze sperimentali che suggerivano un possibile ruolo antitumorale della ghiandola pineale. Infatti, a livello sperimentale, la rimozione chirurgica della ghiandola pineale induceva nell’animale un aumento delle incidenze di tumori spontanei
e, nel caso di neoplasia già presente, un aumento della sua diffusione
metastatica. Questo dato è stato confermato da centinaia di studi
sperimentali, ciò nonostante le accademie universitarie hanno finto che
questi dati non esistessero. Le conoscenze attuali ci portano a
concludere che qualunque condizione rivelatasi essere predisponente al
cancro – in particolare lo stress, la depressione del tono dell’umore e l’esposizione a campi magnetici – ha come minimo comune denominatore un’alterata e ridotta funzione della ghiandola pineale. Non
è pertanto immaginabile una reale prevenzione dei tumori senza una
valutazione reale dello stato funzionale della ghiandola pineale, cosa
questa che potrebbe costituire un domani uno dei più utili screening di
massa.
Melatonina e non solo
Oggi le conoscenze scientifiche sul
ruolo antitumorale della ghiandola pineale superano forse quelle di
qualunque altra realtà. La ghiandola pineale produce come minimo quattro ormoni di natura indolica (derivati del triptofano): la melatonina (N-acetil-5-metoxitriptamina) durante il periodo di oscurità, il 5-metoxitriptoforo nei periodi di massima luce, la 5-metoxitriptamina nel pomeriggio e il 5-metoxi-indol-acetico nel periodo mattutino. Ne consegue che la sola melatonina, ormai nota più in ambito pubblicitario che universitario, non può più essere considerata come l’unico ormone della ghiandola pineale.
Ora, se la sola melatonina ha sconvolto
la fragile impalcatura epistemica dell’attuale scienza medica, quanto
più lo farà la conoscenza degli altri tre indoli? Già oggi è noto che la 5-metoxi-triptamina a livello sperimentale ha dimostrato di avere effetti anticancro superiori a quelli della melatonina. Gli indoli della pineale potrebbero avere, inoltre, un importantissimo ruolo terapeutico in psichiatria.
La pineale produce inoltre due peptidi: l’epitalamina e l’ arginin-vasotocina.
Però l’azione antitumorale della ghiandola pineale è attualmente
conosciuta soprattutto in relazione agli effetti della melatonina, la
quale sintetizza in sé i cinque principali meccanismi d’azione
anticancro utilizzati dalle attuali terapie medico-oncologiche:
1) azione citotossica antiproliferative;
2) azione citodifferenziante, vale a dire riduzione della malignità biologica della cellula tumorale;
3) azione di stimolo sull’immunità antitumorale, dovuta in particolare ad un’amplificazione delle proprietà anticancro di alcune proteine prodotte dalle cellule immunitarie (in particolare l’interleuchina-2 e l’interleuchina-12);
4) inibizione della secrezione di fattori di crescita quali la somatomedina-C e dell’azione di fattori di crescita pro-tumorali quali l’EGF (epidermal growth factor);
5) azione anti-angiogenetica.
Gli attuali studi clinici nel campo della PNEI (psico-neuro-endocrino-immunologia) hanno dimostrato l’utilità dell’impiego degli ormoni della ghiandola pineale nella cura del cancro, sia in pazienti dichiarati non più suscettibili di cure convenzionali, sia in associazione ai comuni trattamenti chemioterapici, radioterapici, ormonoterapici ed immunoterapico. Il difetto nella produzione notturna di melatonina costituisce il più frequente grave difetto endocrino presente nella malattia tumorale, contribuendone al peggioramento della prognosi.
Non è pertanto ad oggi né scientifico né tanto meno etico-spirituale illudersi di vincere il cancro rimuovendo la realtà dell’esistenza in noi stessi di una struttura anatomica ad azione antitumorale responsabile della naturale resistenza contro i tumori, come appunto la ghiandola pineale.
1) azione citotossica antiproliferative;
2) azione citodifferenziante, vale a dire riduzione della malignità biologica della cellula tumorale;
3) azione di stimolo sull’immunità antitumorale, dovuta in particolare ad un’amplificazione delle proprietà anticancro di alcune proteine prodotte dalle cellule immunitarie (in particolare l’interleuchina-2 e l’interleuchina-12);
4) inibizione della secrezione di fattori di crescita quali la somatomedina-C e dell’azione di fattori di crescita pro-tumorali quali l’EGF (epidermal growth factor);
5) azione anti-angiogenetica.
Gli attuali studi clinici nel campo della PNEI (psico-neuro-endocrino-immunologia) hanno dimostrato l’utilità dell’impiego degli ormoni della ghiandola pineale nella cura del cancro, sia in pazienti dichiarati non più suscettibili di cure convenzionali, sia in associazione ai comuni trattamenti chemioterapici, radioterapici, ormonoterapici ed immunoterapico. Il difetto nella produzione notturna di melatonina costituisce il più frequente grave difetto endocrino presente nella malattia tumorale, contribuendone al peggioramento della prognosi.
Non è pertanto ad oggi né scientifico né tanto meno etico-spirituale illudersi di vincere il cancro rimuovendo la realtà dell’esistenza in noi stessi di una struttura anatomica ad azione antitumorale responsabile della naturale resistenza contro i tumori, come appunto la ghiandola pineale.
Tratto da Scienza & Conoscenza n°32
Gli Autori
Paolo Lissoni nasce a Milano, ove risiede, nel 1954.
Conseguita la Maturità Classica nel 1973 presso il Liceo Beccaria di Milano, intraprende con successo gli studi di Medicina e Chirurgia all’Università di Milano laureandosi con lode nel 1979.
Ottiene specializzazioni mediche in Endocrinologia presso l’Università di Pavia, in Oncologia Medica e Medicina Interna all’Università di Milano.
Attualmente ricopre il ruolo di Dirigente Responsabile di Attività Specialistica per l’Oncologia presso l’Ospedale S. Gerardo di Monza, ove, in qualità di Assistente Medico, ha operato nella Divisione di Radioterapia Oncologica.
La sua attività didattica è articolata in lezioni presso la Scuola di Specializzazione in Chemioterapia dell’Università di Milano; è docente al 66° Congresso Nazionale di Urologia (1993) e alla Scuola Internazionale di Oncologia (1994). Dal 1995 ad oggi opera con gli studenti del Polo Universitario Medicina-Chirurgia di Monza per il corso di Oncologia. Si impegna nell’attività scientifica con numerose ricerche, sia sperimentali che cliniche, nel campo della Psiconeuroendocrinoimmunologia e della Bioterapia dei Tumori (con particolare riferimento alla immunoterapia con IL-2), registrando 492 pubblicazioni scientifiche su rinomate riviste del settore nazionali ed internazionali, oltre a 600 abstracts per presentazione a Congressi.
Fernando Brivio è chirurgo, ricercatore, teologo e docente di PNEI(Psiconeuroimmunologia).
Giusy Messina è laureata in psicologia clinica. Dal 2002 lavora presso il Dipartimento di Oncologia e Radioterapia, Servizio di Psico-oncologia, dell’opsedale San Gerardo di Monza in qualità di collaboratrice del dottor Paolo Lissoni, per svolgere attività clinica e di ricerca nell’ambito della PNEI (Psiconeuroimmunologia).
Conseguita la Maturità Classica nel 1973 presso il Liceo Beccaria di Milano, intraprende con successo gli studi di Medicina e Chirurgia all’Università di Milano laureandosi con lode nel 1979.
Ottiene specializzazioni mediche in Endocrinologia presso l’Università di Pavia, in Oncologia Medica e Medicina Interna all’Università di Milano.
Attualmente ricopre il ruolo di Dirigente Responsabile di Attività Specialistica per l’Oncologia presso l’Ospedale S. Gerardo di Monza, ove, in qualità di Assistente Medico, ha operato nella Divisione di Radioterapia Oncologica.
La sua attività didattica è articolata in lezioni presso la Scuola di Specializzazione in Chemioterapia dell’Università di Milano; è docente al 66° Congresso Nazionale di Urologia (1993) e alla Scuola Internazionale di Oncologia (1994). Dal 1995 ad oggi opera con gli studenti del Polo Universitario Medicina-Chirurgia di Monza per il corso di Oncologia. Si impegna nell’attività scientifica con numerose ricerche, sia sperimentali che cliniche, nel campo della Psiconeuroendocrinoimmunologia e della Bioterapia dei Tumori (con particolare riferimento alla immunoterapia con IL-2), registrando 492 pubblicazioni scientifiche su rinomate riviste del settore nazionali ed internazionali, oltre a 600 abstracts per presentazione a Congressi.
Fernando Brivio è chirurgo, ricercatore, teologo e docente di PNEI(Psiconeuroimmunologia).
Giusy Messina è laureata in psicologia clinica. Dal 2002 lavora presso il Dipartimento di Oncologia e Radioterapia, Servizio di Psico-oncologia, dell’opsedale San Gerardo di Monza in qualità di collaboratrice del dottor Paolo Lissoni, per svolgere attività clinica e di ricerca nell’ambito della PNEI (Psiconeuroimmunologia).
Salute
18/02/2013
Cancro: l'efficacia antitumorale della melatonina
CATEGORIE: Salute
La melatonina
svolge un'azione antitumorale, è utile nella prevenzione e nel
trattamento dei tumori, delle malattie degenerative e della fisiologia
del sangue. Da anni sono disponibili nella letteratura scientifica
evidenze sull'efficacia antitumorale di
melatonina, somatostatina e retinoidi. La conferma arriva ora da uno
studio pubblicato sull'International Juornal of Molecular Sciences e
coordinato da Giuseppe Di Bella, figlio del professor Luigi Di Bella.
“E’ stata pubblicata per la prima volta anche la formulazione del prof Di Bella della melatonina in legame di idrogeno con l’adenosina che ne esalta la biodisponibilità e le proprietà antitumorali sia nella prevenzione che nella terapia, oltre che nelle funzioni antidegenerative e di regolazione della fisiologia del sangue e degli scambi emo-tissutali”, ha spiegato il dottor Giuseppe Di Bella.
“E’ stata pubblicata per la prima volta anche la formulazione del prof Di Bella della melatonina in legame di idrogeno con l’adenosina che ne esalta la biodisponibilità e le proprietà antitumorali sia nella prevenzione che nella terapia, oltre che nelle funzioni antidegenerative e di regolazione della fisiologia del sangue e degli scambi emo-tissutali”, ha spiegato il dottor Giuseppe Di Bella.
“L’oncologia ha un
ritardo di oltre 30 anni sull’impiego clinico di queste evidenze
scientifiche – aggiunge il figlio di Di Bella - Nel 1996 il prof Silvio
Garattini, presidente pro tempore della Commissione Unica del Farmaco,
si rese promotore di un provvedimento che non solo vietava
tassativamente e categoricamente la prescrizione da parte del medico e
la vendita nelle farmacie della melatonina, ma rendeva penalmente
perseguibile il medico che l’avesse prescritta. Nello stesso periodo la
melatonina era liberamente in vendita all’estero e reperibile anche nei
supermercati negli Stati Uniti”.
MELATONINA
Utilizzo:
In compresse da 2 mg in dosaggi di 20 mg o più al giorno. Da ingerire preferibilmente prima del pasto, distribuita uniformemente nel corso della giornata con concentrazione nettamente superiore la sera. Esempio: 2 compresse al mattino, 2 a mezzodì e 6 la sera prima di coricarsi.
E’ un neurotrasmettitore prodotto principalmente dal
sistema nervoso, ma anche dall’epifisi o ghiandola pineale e da vari distretti
come le ghiandole di Harder, le piastrine, i megacariociti ecc. Viene prevalentemente
prodotta di notte. Svolge fondamentali e documentati effetti nella prevenzione
e terapia delle patologie tumorali e degenerative, oggetto di un numero crescente
di studi e di ricerche. Si può considerare e distinguere un’azione
antitumorale indiretta della melatonina attraverso l’inibizione dei radicali
liberi e l’effetto antiossidante, unitamente alla protezione dall’effetto
cancerogeno e degenerativo di campi elettrici e magnetici. Va considerato tra
le azioni antitumorali indirette anche l’effetto antinvecchiamento e antidegenerativo
del tessuto nervoso e vascolare, la proprietà antiaggregante piastrinica.
Rilevante anche l’azione d’attivazione e potenziamento delle difese
immunitarie, la modulazione neuroendocrina e circadiana, l’effetto sul
midollo osseo con riflessi determinanti sulla crasi ematica, la dinamica midollare,
la produzione di piastrine, globuli rossi e globuli bianchi. L’azione
antitumorale diretta si attua inibendo la proliferazione e la crescita di cellule
tumorali, ostacolando la tendenza di cellule normali a divenire neoplastiche
inducendo il ricambio cellulare e la sostituzione di cellule tumorali con cellule
sane attraverso il meccanismo definito “apoptosi”. E’ documentata
anche un’azione antimetastatica attraverso l’inibizione della diffusione
a distanza delle cellule tumorali unitamente alla capacità di migliorare
in maniera significativa il profondo stato di decadimento psicofisico degli
stadi tumorali avanzati comunemente definiti “cachessia neoplastica”.
Esperimenti recenti suggeriscono che la melatonina, il principale ormone dell’epifisi, possa avere proprietà oncostatiche. Questi esperimenti furono condotti per verificare se la melatonina fosse in grado di modulare la crescita delle cellule androgeno-dipendenti LNCaP del cancro alla prostata e per ottenere informazioni sul suo eventuale meccanismo d’azione. Abbiamo dimostrato che la melatonina, somministrata su scala nanomolare, inibisce in maniera significativa la proliferazione di cellule LNCaP; inoltre l’ormone dell’epifisi influisce sulla distribuzione del ciclo delle cellule causando un accumulo di cellule in GO/G1 e una diminuzione nella fase S. Per investigare il meccanismo d’azione della melatonina, con un’analisi RT-PCR siamo stati in grado di dimostrare l’espressione, nelle cellule del cancro alla prostata, di una codificazione mRNA per il recettore della melatonina della membrana Mella. Ad ogni modo, mediante analisi del radiorecettore, non è stato osservato alcun legame di 2 – [125]iodomelatonina in preparazioni di membrane da queste cellule, il che suggerisce che i livelli di traduzione del mRNA per Mella sono probabilmente tropo bassi per mediare l’azione antiproliferativa dell’ormone. Questa ipotesi è supportata anche dalle seguenti osservazioni: i) analoghi della melatonina, che agiscono in maniera specifica attraverso i ricettori della membrana (i.e., 2-bromomelatonina), erano completamente inefficaci nella modulazione della proliferazione delle cellule del cancro alla prostata.; ii) la melatonina non è riuscita a prevenire l’accumulo di cAMP indotto dal forskolin. Questi risultati indicano che la melatonina, in concentrazioni nanomolari, esercita un’azione antiproliferativa diretta sulle cellule androgeno-dipendenti del cancro alla prostata, influendo sulla loro distribuzione nel ciclo delle cellule. I recettori della membrana non sembrano essere coinvolti nell’azione oncostatica dell’ormone dell’epifisi.
Esperimenti recenti suggeriscono che la melatonina, il principale ormone dell’epifisi, possa avere proprietà oncostatiche. Questi esperimenti furono condotti per verificare se la melatonina fosse in grado di modulare la crescita delle cellule androgeno-dipendenti LNCaP del cancro alla prostata e per ottenere informazioni sul suo eventuale meccanismo d’azione. Abbiamo dimostrato che la melatonina, somministrata su scala nanomolare, inibisce in maniera significativa la proliferazione di cellule LNCaP; inoltre l’ormone dell’epifisi influisce sulla distribuzione del ciclo delle cellule causando un accumulo di cellule in GO/G1 e una diminuzione nella fase S. Per investigare il meccanismo d’azione della melatonina, con un’analisi RT-PCR siamo stati in grado di dimostrare l’espressione, nelle cellule del cancro alla prostata, di una codificazione mRNA per il recettore della melatonina della membrana Mella. Ad ogni modo, mediante analisi del radiorecettore, non è stato osservato alcun legame di 2 – [125]iodomelatonina in preparazioni di membrane da queste cellule, il che suggerisce che i livelli di traduzione del mRNA per Mella sono probabilmente tropo bassi per mediare l’azione antiproliferativa dell’ormone. Questa ipotesi è supportata anche dalle seguenti osservazioni: i) analoghi della melatonina, che agiscono in maniera specifica attraverso i ricettori della membrana (i.e., 2-bromomelatonina), erano completamente inefficaci nella modulazione della proliferazione delle cellule del cancro alla prostata.; ii) la melatonina non è riuscita a prevenire l’accumulo di cAMP indotto dal forskolin. Questi risultati indicano che la melatonina, in concentrazioni nanomolari, esercita un’azione antiproliferativa diretta sulle cellule androgeno-dipendenti del cancro alla prostata, influendo sulla loro distribuzione nel ciclo delle cellule. I recettori della membrana non sembrano essere coinvolti nell’azione oncostatica dell’ormone dell’epifisi.
La possibilità di una terapia naturale del cancro è
stata di recente suggerita dai progressi nella conoscenza dell’immunobiologia
dei tumori. Sia le citochine come il IL-2 o i neurormoni, come la melatonina
(MLT), possono attivare immunità contro il cancro. Inoltre sostanze immunomodulanti
sono state isolate da piante, in particolare dall’Aloe vera. Studi clinici
preliminari hanno già dimostrato che la MLT può indurre benefici
in pazienti con tumori solidi metastatici non trattabili, ma per il momento
non sono state effettuate sperimentazioni cliniche sui prodotti dell’Aloe
vera. Abbiamo condotto uno studio per valutare se la somministrazione concomitante
di aloe può aumentare gli effetti terapeutici della MLT in pazienti con
tumori solidi avanzati per i quali nessuna terapia standard era disponibile.
Lo studio valutò 50 pazienti che soffrivano di cancro ai polmoni, tumori
del tratto gastro-intestinale, cancro al seno o glioblastomi del cervello, che
furono trattati con la sola MLT (20 mg/giorno oralmente nel periodo buio) o
MLT più tintura di A. vera (1 ml 2v. al giorno). Una risposta parziale
(PR) fu ottenuta in 2/24 pazienti trattati con MLT più Aloe vera e in
nessuno dei pazienti trattati con la sola MLT. Malattia stabile (SD) fu ottenuta
in 12/24 e 7/26 pazienti trattati con MLT più Aloe vera o sola MLT, rispettivamente.
Perciò la percentuale di pazienti che non progredirono (PR+SD) fu significativamente
più alta nel gruppo trattato con MLT più Aloe vera rispetto al
gruppo trattato con la sola MLT (14/24 vs. 7/26, p<0.05). La percentuale
di sopravvivenza ad un anno fu molto più alta nei pazienti trattati con
MLT più Aloe vera (9/24 vs. 4/26, p<0.05). Entrambi i trattamenti
furono ben tollerati. Questo studio preliminare suggerirebbe che la terapia
naturale del cancro con MLT più estratti di Aloe vera può produrre
benefici terapeutici, almeno in termini di stabilizzazione della malattia e
sopravvivenza, in pazienti con tumori solidi avanzati, per i quali non sono
disponibili altre terapie standard efficaci.
E’ stato dimostrato che la melatonina (MLT) agisce contro
la tossicità della chemioterapia, agendo come antiossidante, e promuovendo
l’apoptosi delle cellule cancerogene, favorendo così la citotossicità
della chemioterapia. Lo scopo di questo studio era quello di valutare gli effetti
della somministrazione concomitante di melatonina sulla tossicità ed
efficacia di diverse combinazioni chemioterapeutiche in pazienti con cancro
avanzato e stato clinico povero. Lo studio fu effettuato su 250 pazienti con
tumori solidi metastatici (cancro dei polmoni, 104; cancro al seno, 77; neoplasie
del tratto gastrointestinale, 42; cancro del collo e della testa, 27), che vennero
scelti a caso per ricevere la MLT (20 mg/al giorno per via orale ogni giorno)
più chemioterapia, o sola chemioterapia. La chemioterapia consisteva
di cisplatin (CDDP) più etoposide o gemcitabine solo per il cancro ai
polmoni, solo doxorubicin, solo mitoxandrone o solo paclitaxel per il cancro
al seno, 5-FU più acido folico per i tumori gastrointestinali e 5-FU
più CDDP per il cancro alla testa e al collo. Il tasso di sopravvivenza
ad 1 anno e il tasso di oggettiva regressione del tumore erano molto più
alti nei pazienti trattati anche con MLT rispetto a quelli che avevano ricevuto
solo la chemioterapia (CT) (tasso di risposta del tumore: 42/124 CT+MLT contro
19/126 solo CT, P<0.001; sopravvivenza a 1 anno: 63/124 CT+MLT contro 29/126
solo CT, P<0.001). Inoltre la somministrazione concomitante di MLT ridusse
in maniera significativa la frequenza di trombocitopenia, neurotossicità,
cardiotossicità, stomatiti e astenia. Questo studio indica che la MLT
può favorire l’efficacia della chemioterapia e ridurre la sua tossicità,
almeno nei pazienti con cancro avanzato in stato clinico povero.
Abbiamo testato gli effetti del trattamento giornaliero con melatonina
sulla crescita degli epatomi ascite nei topi, stabilendo il tempo di sopravvivenza,
il numero di cellule e le fasi del ciclo delle cellule nei vari stadi di sviluppo
del tumore. La melatonina ha inibito la proliferazione cellulare, ha raddoppiato
il tempo medio di vita ed aumentato la sopravvivenza. L’incorporazione
di timidina nelle cellule dell’epatoma dei topi trattati è diminuita
in maniera significativa senza cambiamenti nell’indice “apoptotic”.
Le analisi emocitometriche “flow” hanno mostrato che la melatonina
rallenta la progressione del ciclo delle cellule aumentando il numero delle
cellule in fase G0G1. Perciò, in maniera simile ai modelli in vitro,
l’azione oncostatica della melatonina in vivo sembra essere diretta a
specifici meccanismi del ciclo delle cellule, che rimangono da spiegare.
E’ stato dimostrato che l’immunoterapia IL-2 è
efficace nel trattamento del cancro delle cellule renali (RCC). Comunque le
sostanze comunemente usate nella terapia palliativa del cancro possono potenzialmente
influenzare l’efficacia della IL-2, poiché l’immunità
anticancro sembra dipendere da interazioni complesse tre il sistema immunitario
e la psiconeuroimmunomodulazione. In particolare, studi sperimentali e indagini
cliniche preliminari hanno dimostrato che le sostanze opioid, cioè la
morfina, possono sopprimere l’immunità anticancro e l’efficacia
della stessa IL-2. Al contrario, altre sostanze neuroattive, in particolare
la melatonina (MLT) possono stimolare la risposta immune, inclusa l’immunità
anticancro, ed eliminare l’immunosoppressione indotta dagli opioid. Su
questa base fu pianificato uno studio per valutare l’effetto di una somministrazione
concomitante di MLT sull’efficacia dell’immunoterapia IL-2 in pazienti
con cancro avanzato trattati cronicamente con morfina per il dolore.Lo studio
fu condotto su 30 pazienti con RCC metastatico e sotto terapia cronica con morfina
in dosi orali da 60 a 120 mg/al giorno. I pazienti scelti a caso ricevettero
la morfina da sola o la morfina più la MLT (20 mg/giorno per via orale
la sera). Il ciclo immunoterapeutico consisteva di somministrazione sottocute
di IL-2 in dosi di 6 milioni IU/giorno per 6 giorni/settimana per 4 settimane
consecutive. Nei pazienti senza progressione, un secondo ciclo fu programmato
dopo 21 giorni di riposo. La percentuale di risposte parziali ottenute nei pazienti
trattati con morfina da sola era molto più bassa rispetto a quella osservata
nei pazienti trattati anche con MLT (1/6 vs. 4/14, p<0.05). Inoltre, la percentuale
di sopravvivenza a 3 anni era molto più alta nei pazienti trattati anche
con la MLT (p<0.01). > Al contrario, non vi fu una diminuzione nell’efficacia
analgesica della morfina nei pazienti trattati anche con MLT. Questo studio
preliminare sembra suggerire che l’influenza negativa della terapia con
morfina sull’immunoterapia del cancro IL-2 possa essere eliminata mediante
la somministrazione concomitante della MLT.
Questo breve estratto riassume le prove che mostrano che la melatonina
è un significativo ripulitore di radicali liberi e un antiossidante in
concentrazioni sia fisiologiche che farmacologiche in vivo. La rimozione chirurgica
dell’epifisi, una procedura che abbassa i livelli endogeni di melatonina
nel sangue, esagera il danno molecolare dovuto ai radicali liberi durante un’esposizione
ossidativa. Allo stesso modo, fornire della melatonina supplementare durante
periodi di produzione massiccia di radicali liberi abbassa enormemente il conseguente
danno ai tessuti e la disfunzione. In questo studio queste scoperte sono considerate
in termini di malattie neurodegenerative, cancro, lesione per ischemia/reperfusion
e invecchiamento. Oltre ad essere un efficace e diretto ripulitore dei radicali
liberi e un antiossidante indiretto, la melatonina ha diverse caratteristiche
che la rendono molto interessante da un punto di vista clinico. La melatonina
è rapidamente assorbita quando viene somministrata in qualunque modo,
attraversa tutte le barriere morfofisiologiche, per esempio la barriera del
sangue del cervello e la placenta, con facilità, sembra entrare in tutte
le parti di ogni cellula dove previene il danno ossidativo, conserva la funzione
mitocondriaca ed ha una bassa tossicità. Mentre i livelli di melatonina
nel sangue sono normalmente bassi, i livelli di tessuto dell’indoleamine
può essere considerevolmente più alto e in alcuni punti, per esempio,
nelle cellule del midollo osseo e nella bile, le concentrazioni di melatonina
eccedono quelle del sangue. Ciò che costituisce il livello fisiologico
di melatonina deve essere ridefinito in termini di fluido del corpo, tessuto
e compartimenti subcellulari che devono essere esaminati.
Gli effetti di una somministrazione orale di melatonina sulla
crescita delle cellule di carcinoma ascite di Ehrlich (EAC), impiantate intraperitonealmente
in topi femmina, sono state oggetto di studio. La melatonina a 50 mg/kg di peso
corporeo riduceva la vitalità e il volume delle cellule del carcinoma
ascite di Ehrlich e aumentava la sopravvivenza dei topi trattati. Non fu osservato
alcun cambiamento significativo nel contenuto intracellulare di glutatione ridotto
(GSH) nelle cellule EAC che potesse indicare che il GSH non fosse coinvolto
nell’effetto inibitorio della melatonina. L’attività del
glutatione-S-trasferase nelle cellule EAC era aumentato notevolmente. Gli studi
flow citometrici mostravano che la melatonina non solo ritardava la progressione
delle cellule dalla fase G(0)/(G(1) alla fase S del ciclo delle cellule ma che
riduceva anche la sintesi del DNA durante il ciclo delle cellule. Inoltre lo
stato di aneuploidia era diminuito nei topi trattati con melatonina. Basandosi
su questi dati e sulla ridotta vitalità sia in vitro che in vivo, si
può affermare che la melatonina può indurre apoptosi nelle cellule
EAC.
Uno dei principali ruoli fisiologici della melatonina è
la sua influenza sulla sincronizzazione della ritmicità circadiana e
l’induzione di risposte stagionali ai cambiamenti nella lunghezza dei
giorni. Negli animali che si riproducono in determinate stagioni, come i criceti,
la melatonina agisce come antigonadotropo sull’asse gonadico. La melatonina
è stata usata con successo nel trattamento dei problemi causati dall’intervallo
di sfasatura del tempo nei viaggi aerei e di disordini del sonno basati sul
circadiano. Ha il ruolo immunomodulatorio che è supportato dall’esistenza
di specifici punti di legame nelle cellule linfoidi, nel timo e nella milza.
Importante è anche l’effetto antiossidante della melatonina e l’abilità
di ripulire alcune forme reattive di ossigeno. La melatonina ha un’importante
influenza potenziale sulla crescita neoplastica ed un effetto oncostatico diretto
e indiretto in alcune forme di neoplasia. L’influenza benefica della melatonina
da sola o combinata con l’immunoterapia, la radioterapia o la chemioterapia
è stata dimostrata in molti studi clinici di pazienti con tumori.
Questo articolo analizza il ruolo dell’epifisi e della
melatonina nella formazione del cancro alla mammella in vivo e in vitro. L’ipotesi
di un possibile ruolo dell’epifisi nello sviluppo del cancro alla mammella
era basata sulla prova che l’epifisi, attraverso il suo principale prodotto
di secrezione, la melatonina, regola verso il basso alcuni degli ormoni pituitari
e gonadici che controllano lo sviluppo della ghiandola mammaria e sono inoltre
responsabili della crescita dei tumori della mammella dipendenti dagli ormoni.
Inoltre la melatonina potrebbe agire direttamente sulle cellule tumorali influenzando
il loro tasso di proliferazione. Altre possibili origini dell’azione antitumorale
della melatonina si potrebbero trovare nelle sue proprietà antiossidanti
e immunorafforzative. Le ipotesi di lavoro della maggior parte degli esperimenti
si basavano sul fatto che l’attivazione dell’epifisi o la somministrazione
di melatonina, avrebbero dovuto causare un comportamento antitumorale; al contrario,
la soppressione dell’epifisi o la mancanza di melatonina avrebbe dovuto
stimolare la formazione di tumori alla mammella. Secondo gli studi in vivo di
formazioni tumorali in modelli animali, la conclusione generale è che
le manipolazioni sperimentali che attivano l’epifisi, o la somministrazione
di melatonina, aumentano la latenza e diminuiscono l’incidenza e il tasso
di crescita dei tumori mammari indotti chimicamente, mentre l’asportazione
dell’epifisi di solito ha l’effetto opposto. L’azione diretta
della melatonina sui tumori mammari è stata suggerita per la sua capacità
di inibire, a dosi fisiologiche (1nM), la proliferazione in vitro e l’invasività
delle cellule del cancro alla mammella umano MCF-7. Il fatto che la maggior
parte degli studi siano stati condotti su due modelli, l’adenocarcinoma
mammario indotto chimicamente in topi (studi in vivo) e la linea di cellule
tumorali MCF-7 (studi in vitro), rende la generalizzazione dei risultati piuttosto
difficile. Comunque, le caratteristiche di queste azioni, inclusi i diversi
aspetti della biologia tumorale come l’iniziazione, la proliferazione
e le metastasi, così come le dosi (gamma/portata fisiologica) alle quali
viene ottenuto l’effetto, danno particolare valore a queste scoperte.
Alla luce di questi dati, il numero ridotto di studi clinici basati sul possibile
valore terapeutico della melatonina nel cancro al seno è sorprendente.
OBIETTIVO. Determinare la causa di morte e l’incidenza
di neoplasia in pazienti trattati con l’ormone ipofisario della crescita
DISEGNO. Un gruppo di studio a lungo termine decise di analizzare
i dati dei certificati di morte e delle registrazioni dei tumori dell’ufficio
di censimento della popolazione e del registro centrale dell’assistenza
sanitaria.
PAZIENTI. Tutti i pazienti (1246 uomini, 662 donne) trattati
per bassa statura con l’ormone della crescita.
PRINCIPALI RISULTATI. Morte o sviluppo di neoplasia. 110 pazienti
morirono (68 uomini, 42 donne; di eta da 0.9-57 anni) dal 1972 al 1990. Ciunquantatre
di neoplasia responsabile della deficienza dell’ormone della crescita
(27 craniofaringiomi, 24 altri tumori del cranio, 2 leucemie); due di istiocitosi
X; e tredici di insufficienza pituitaria. Sei pazienti morirono di malattia
di Creutzfeldt-Jakob, sei di altri disordini neurologici e otto di infezioni
acute. Altre morti non furono in apparenza collegate alla deficienza di ormone
della crescita o al suo trattamento. Diciassette tumori (in 16 pazienti) furono
individuati durante o dopo il trattamento con l’ormone della crescita.
Quattro si trovavano in pazienti con precedente neoplasia intracraniale e due
dopo irradiazione craniale. Tredici erano intracraniali, gli altri linfoma di
Hodgkin’s, osteosarcoma, carcinoma del colon e carcinoma delle cellule
basali.
CONCLUSIONI. La ricorrenza o progressione di tumori intracraniali
e le conseguenze metaboliche potenzialmente evitabili della riduzione della
funzione ipofisaria furono le principali cause di morte. Il trattamento con
l’ormone della crescita probabilmente non contribuì all’insorgere
di nuovi tumori. La malattia di Creutzfeldt-Jakob dopo il trattamento con l’ormone
della crescita ricorre ancora in Gran Bretagna. Questo studio deve rimanere
sotto osservazione a lungo termine.
Il mantenimento della salute dipende dall’abilità
di rispondere in maniera appropriata ai fenomeni ambientali negativi attraverso
una reciproca interazione tra il corpo e il cervello. In questo contesto, è
ormai riconosciuto che la melatonina (MLT) ha un ruolo importante. Le cellule
T-aiutanti hanno i recettori della membrana della cellule della melatonina accoppiata
alla proteina G e, forse, i recettori nucleari della MLT. L’attivazione
dei recettori della MLT favorisce il rilascio delle cytokines delle cellule
T-aiutanti, come il gamma-interferone e l’interleukin (IL-2), così
come l’attivazione di nuove cytokines opioid che agiscono immunologicamente
in maniera incrociata sia con l’interleukin-4 sia con il dynorphin B.
E’ stato riportato che la MLT favorisce anche la produzione di interleukin-1,
interleukin-6 e interleukin-12 nei monociti umani. Questi mediatori possono
reagire a immunodeficienze secondarie, proteggere i topi contro malattie batteriche
e virali letali, unirsi in maniera sinergica al IL-2 contro il cancro e influenzare
l’emopoiesi. L’emopoiesi è influenzata dagli opioids indotti
dalla MLT (MIO) che agiscono sui recettori degli opioids kappa-1 presenti nei
macrofagi del midollo osseo. Clinicamente, la MLT può amplificare l’attività
antitumorale di una bassa dose di IL-2, indurre un’oggettiva regressione
del tumore e prolungare il periodo senza progressione e la sopravvivenza complessiva.
La MLT sembra essere necessaria per l’efficacia di una bassa dose di IL-2
in quelle neoplasie che sono generalmente resistenti al solo IL-2. Scoperte
simili furono ottenute in uno studio nel quale la MLT era combinata con il gamma-interferone
in un carcinoma delle cellule renali. Inoltre, la MLT in combinazione con una
bassa dose di IL-2 era in grado di neutralizzare la linfocitopenia indotta da
intervento chirurgico nei pazienti con cancro. Il trattamento con IL-2 nei pazienti
porta ad un’attivazione del sistema immunitario e crea la base biologica
più adatta per la MLT. La scoperta che la melatonina stimola la produzione
di IL-2 da parte dei monociti umani solo se incubati in presenza di IL-2 ribadisce
ulteriormente questo concetto. D’altra parte, alte concentrazioni di melatonina
sono state riscontrate nel tessuto umano cancerogeno del seno. La concentrazione
di MLT, che era tre ordini di magnitudine più alta che quella presente
nel plasma, è correlata a buoni marcatori prognostici come lo stato del
recettore dell’estrogeno e il grado nucleare. Bisogna ancora stabilire
se ciò è in qualche modo legato all’azione immunoneuroendocrina
della MLT. Sono necessari studi clinici sugli effetti della MLT in combinazione
con IL-2 o altre cytokines nei pazienti con cancro e malattie virali inclusi
pazienti infettati dall’HIV.
E’ stato riportato un significativo effetto mieloprotettivo
della melatonina in topi trattati con etoposide, ciclofosfamide o carboplatin.
Lo scopo del presente studio era quello di valutare se lo stesso effetto poteva
essere osservato in pazienti che ricevevano chemioterapia. Venti pazienti, precedentemente
non trattati, con cancro ai polmoni non operabile ricevettero due cicli di carboplatin
(somministrato in un area sotto la curva 5 mediante la formula di Calvert) il
1° giorno e etoposide (150 mg m(-2) i.v. il 1° e il 3° giorno ogni
4 settimane. La melatonina 40 mg o placebo (doppio cieco) furono somministrati
oralmente la sera per 21 giorni consecutivi, iniziando 2 giorni prima della
chemioterapia. I pazienti furono scelti a caso per la somministrazione di melatonina
sia per il primo sia per il secondo ciclo. Il conteggio completo delle cellule
del sangue con differenziale fu effettuato tre volte alla settimana per 3 settimane.
L’età media era 60 anni (intervallo 42-69), 16 pazienti avevano
il cancro ai polmoni non delle piccole cellule e 4 cancro ai polmoni delle piccole
cellule, 12 con malattia di stadio III e 8 di stadio IV. In un’analisi
che teneva conto di una molteplicità di variabili: età, sesso,
diagnosi, stadio, stato di esecuzione, dosi e trattamento concomitante con melatonina
o placebo, i parametri ematologici-- profondità e durata della tossicità
per l’emoglobina, le piastrine e i neutrofili (ANC)—non erano molto
diversi nei due cicli con o senza melatonina. L’ANC nadir medio e il numero
medio di giorni con ANC < 0.05 x 10(9) 1(-1) erano 0.5 x 10(9) 1(-1) e 2.5
giorni, rispettivamente, con /senza melatonina. Noi concludemmo che, in pazienti
con cancro ai polmoni, la melatonina somministrata oralmente la sera ad una
dose di 40 mg al giorno per 21 giorni, non protegge contro l’effetto mielotossico
del carboplatin e del etoposide.
L’interleukin-2 (IL-2), è stato provato, è
in grado di generare un’efficace immunità anticancro contro le
malignità sia solide che ematologiche. Inoltre, recenti progressi nella
conoscenza della psiconeuroimmunologia hanno dimostrato che l’immunità
contro il cancro è sotto controllo neuroendocrino e che l’ormone
dell’epifisi, la melatonina (MLT), può stimolare la reazione anticancro
dipendente dall’IL-2. Infine, studi clinici preliminari hanno già
dimostrato che la somministrazione concomitante di MLT può amplificare
l’efficacia dell’ IL-2 nel trattamento di neoplasmi solidi avanzati,
mentre non vi sono dati riguardo all’influenza della MLT sull’attività
dell’ IL-2 nelle malignità ematologiche. Lo scopo di questo studio
era quello di valutare l’efficacia e la tollerabilità di una combinazione
neuroimmunoterapeutica di una bassa dose di IL-2 più MLT in malignità
ematologiche avanzate che non rispondevano a terapie standard precedenti. Lo
studio includeva 12 pazienti valutabili. Gli istiotipi dei tumori erano: linfoma
non-Hodgkin (NHL) 6; malattia di Hodgkin (HD) 2; mieloma multiplo, 2; leucemia
mielogina acuta (ALM), 1 e leucemia mielomonocitica cronica (CMML), 1. L’IL-2
fu iniettato sottocute in una dose di 3 milioni IU/al giorno per 6 giorni alla
settimana per 4 settimane, che corrispondeva ad un ciclo. La MLT fu somministrata
dopo un periodo di riposo di tre settimane. Una risposta parziale fu raggiunta
in un paziente con mieloma multiplo. La malattia rimase stabile in 7 altri pazienti
(NLH,3; HD, 1; AML, 1; CLLM, 1; mieloma multiplo,1), mentre negli altri 4 pazienti
la malattia progredì. Perciò, una mancanza di progressione fu
ottenuta in 8 su 12 (67%) pazienti, con una durata media di 21+ mesi (14-30+mesi).
Il trattamento fu ben tollerato in tutti i pazienti. Questi risultati preliminari
suggerirebbero che la somministrazione concomitante di una bassa dose di IL-2
più MLT può prolungare il tempo di sopravvivenza nelle malignita
ematologiche avanzate non trattabili, con risultati comparabili a quelli riportati
in precedenza usando un’immunoterapia più tossica, che consisteva
di una forte dose di solo IL-2.
La trobocitopenia è una frequente complicazione del
cancro e costituisce una controindicazione assoluta per la chemioterapia. Studi
recenti hanno dimostrato che la generazione di piastrine può essere influenzata
sia dai cytokines sia dai neuroormoni. In particolare la melatonina aumenta
il numero delle piastrine nei pazienti con trobocitopenia dovuta a diverse ragioni.
Su queste basi abbiamo valutato gli effetti di una concomitante somministrazione
di melatonina nei pazienti con cancro e trombocitopenia sottoposti a chemioterapia.
Lo studio fu condotto in 14 donne con cancro metastatico al seno trattate settimanalmente
con epirubicin. Ciascun ciclo consisteva di epirubicin a 25 mg/m2 i.v. ad intervalli
settimanali. La melatonina veniva somministrata per via orale a 20 mg/giorno
la sera ogni giorno, iniziando 7 giorni prima della chemioterapia. I pazienti
furono considerati valutabili quando ricevettero almeno 4 cicli di chemioterapia.
I pazienti valutabili furono 12/14. La fase d’induzione con la melatonina
portò ad una normalizzazione del numero delle piastrine in 9/12 pazienti,
e non vi fu un’ulteriore diminuzione delle piastrine durante la chemioterapia.
Un’oggettiva regressione del tumore fu ottenuta in 5/12 (41%) pazienti.
Questo studio preliminare suggerirebbe che la melatonina può essere efficace
nel trattamento della trombocitopenia dovuta al cancro e nel prevenire la diminuzione
di piastrine dovuta alla chemioterapia. Fino ad oggi la terapia del cancro con
melatonina è stata generalmente considerata come un trattamento alternativo
alla chemioterapia. Al contrario, questo studio suggerirebbe che la melatonina
può contribuire alla realizzazione di chemioterapia in pazienti con cancro
metastatico che non sono in grado di tollerare l’approccio chemioterapico
a causa di trombocitopania persistente.
In questo articolo riportiamo i risultati di una sperimentazione
terapeutica sull’uso della melatonina in pazienti con sclerosi tuberosa
che presentavano anche gravi disordini del sonno. La sperimentazione era a doppio
cieco e placebo controllata. Furono selezionati sette pazienti con diagnosi
confermata di sclerosi tuberosa e significativi problemi del sonno. Abbiamo
utilizzato tre misurazioni di riferimento: la quantità di sonno totale,
il numero di insorgenze di sonno e il numero dei risvegli. I pazienti trattati
con melatonina ebbero un miglioramento lieve ma clinicamente significativo della
quantità di sonno totale (miglioramento medio 0.55 ore, P<0.05). Tendevano
anche ad un miglioramento del numero di insorgenze di sonno che però
non raggiunse un valore statisticamente significativo. La melatonina, in questa
sperimentazione, non ebbe alcun effetto discernibile sulla frammentazione del
sonno. Possiamo concludere che la melatonina ha un effetto benefico sul prolungamento
del sonno totale nei pazienti con sclerosi tuberale e disordini del sonno e
che sono necessarie ulteriori sperimentazioni per indagare le questioni di dosaggio
ottimale, tolleranza e possibili interazioni con altre sostanze.
trattato da:
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Altra formulazione contenente melatonina e appositamente studiata per prevenire le malattie degli occhi causate dal passare del tempo è Pro Vision Pierpaoli.
L'integratore Melatonina Zinco-Selenio Pierpaoli è l'integratore di melatonina originale.
La melatonina è una molecola naturale secreta dalla ghiandola endocrina pineale o epifisi (una ghiandola posta alla base del cervello), assolutamente innocua, decresce nell'organismo con l'avanzare dell'invecchiamento.
Il regolamento (UE) 432/2012
consente due tipi di claims:
“contribuisce ad alleviare gli
effetti del jet lag”, indicando in etichetta al consumatore che l’effetto
benefico si ottiene con l’assunzione, poco prima di coricarsi, di un minimo di
0,5 mg della sostanza il primo giorno di viaggio e per alcuni giorni dopo
l’arrivo a destinazione.
“contribuisce alla riduzione
del tempo richiesto per prendere sonno”, indicando in etichetta al
consumatore che l’effetto benefico si ottiene con l’assunzione, poco prima di
coricarsi, di 1 mg della sostanza.
La melatonina agisce sull'ipotalamo ed ha la funzione di regolare il ciclo sonno-veglia.
La denominazione chimica della melatonina è (N-acetyl-5-methoxytryptamine) e la formula chimica è C13H16N2O2.
La melatonina non è un farmaco, ma una molecola naturale i cui effetti ed innocuità sono molto ben conosciuti.
La melatonina è
stata scoperta ed isolata da Lerner negli anni Cinquanta.
Successivamente sono stati effettuati studi nei quali la melatonina veniva
somministrata in dosi enormi nell'uomo per settimane e non dava luogo ad effetti collaterali.
Inoltre nessun ricercatore è riuscito a far morire un topo in laboratorio anche somministrando dosi altissime di melatonina.
Il nome Melatonina le è stato attribuito per la sua proprietà di indurre la mutazione dei cromatofori, cioè delle cellule melanociti che trasportano il pigmento responsabile ad es. della colorazione della pelle.
La melatonina è presente ovunque (nei vegetali, nel latte, in tutti gli esseri viventi).
La melatonina si limita fondamentalmente a proteggere la ghiandola
pineale, restaurando indirettamente i ritmi ormonali giovanili.
La
carenza di melatonina rappresenta un importante segnale di invecchiamento : quando il
livello di melatonina diminuisce, si invecchia.
Il meccanismo di azione della melatonina pare non sia né di natura chimica, né biochimica, né
recettoriale, né ormonale.
Il principio sul quale si basa la melatonina non è farmacologico, consiste
invece nel creare un picco notturno più o meno alla stessa ora tutte le notti.
Esistono anche dei kit salivari per misurare il livello di melatonina.
La dose massima di melatonina sperimentabile dovrebbe essere di 3 milligrammi la sera,
provando eventualmente a diminuire la dose (anche dividendo in due una
compressa agevolmente).
La somministrazione di melatonina deve avvenire la sera prima di spegnere la luce e dormire :
durante il giorno altererebbe il ritmo.
Assumendo la melatonina di sera non si fa che assecondare la natura, mettendo a riposo la
pineale che non si deve sforzare di produrla e permettendo la resincronizzazione
dei ritmi ormonali.
La melatonina è in concentrazioni elevatissime nel nucleo delle cellule.
La melatonina è prodotta e secreta da diversi tessuti ed organi, ma di notte
solo dalla ghiandola pineale.
E’ essenziale che la melatonina sia in forma purissima. Alcuni assumono
melatonina la sera prima di
dormire 0.3 - 0.5 mg.
Attenzione però : chiedere sempre al proprio medico prima di fare da sé e
assumere melatonina. Questo
sito non si assume alcune responsabilità.
La melatonina si può anche usare in soluzione : in acqua la melatonina è solubile a caldo ma tende a
precipitare per raffreddamento, è quindi meglio dissolverla in un solvente in
cui è molto solubile, come l' alcool etilico, per poi aggiungere l'acqua
lentamente, sotto agitazione.
Ecco un esempio di riferimento : melatonina 0.1g, alcool etilico al 95%
2.5g, glicole propilenico 0.5 g, acqua depurata q.b. a 10 ml. Un ml corrisponde
a 10 mg di melatonina.
PREDISPOSIZIONE AD UN SONNO MIGLIORE | 300mcg-5mg | Migliora il sonno senza effetto rimbalzo alla sospensione. |
CAMBIAMENTO DI FUSO ORARIO | 1-10mg | Aiuta ad abituarsi presa il giorno dopo del volo |
MANTENIMENTO DELLA MEMORIA | 5-6mg | |
MIGLIORE SISTEMA IMMUNITARIO | 10-40mg | Stimola il sistema immunitario. |
ANTIOSSIDANTE | Azione blanda a bassi dosaggi. | |
AUMENTO VITA IN ANIMALI | ||
PREVENZIONE E TRATTAMENTO CANCRO | 40mg-700mg | Può prolungare la vita in soggetti affetti da glioblastoma, un tipo di tumore cerebrale. Tamoxifene + melatonina pare rallentare il tumore alla mammella. Sei su 40 pazienti in uno studio trattati con 700mg hanno avuto decremento transitorio della massa tumorale. |
Uno dei maggiori studiosi della melatonina è il Dr.
Walter Pierpaoli.
MELATONINA : UN ORMONE MIRACOLOSO?
Secondo alcuni
la melatonina
non può essere considerata un ormone, infatti viene sintetizzata
nell'organismo anche da altri organi e non solo dalla pineale; se si asporta la
pineale la melatonina circolante non scompare come invece avviene quando vengono
rimosse le ghiandole endocrine (ipofisi, tiroide, surrenali, gonadi); non esiste
alcun fattore di rilascio per la melatonina come invece si verifica con tutti
gli ormoni classici; se somministrata a dosi enormi di grammi al giorno per via
orale non ha provocato effetti collaterali, contrariamente a qualsiasi ormone
(da uno studio olandese).
La somministrazione prolungata di melatonina non può indurre
atrofia della pineale, infatti l'inibizione della sintesi dopo somministrazione
orale non sembra dipendere come accade per gli ormoni classici dall'inibizione
della sintesi dei fattori trofici, ma da una semplice inibizione retroattiva
prodotta dalla stessa melatonina.
La melatonina provoca
effetti da sovradosaggio pressoché nulli.
Se si somministra melatonina esterna gli enzimi dell'organismo umano non si
attivano per produrla, semplicemente invece la ghiandola si mette a riposo.
Quando cessa la somministrazione di melatonina, la produzione endogena
riprende come prima, anzi si afferma anche meglio di prima.
Qualche studioso ha iniziato a pensare che restaurando i ritmi notturni di
melatonina, i quali hanno a che fare con i cicli ormonali, è possibile ottenere
dei benefici.
La
molecola della melatonina pare risincronizzare l'organismo, mantenendo integri
sistema neuroendocrino, ormoni e sistema immunitario.
La melatonina sembra inoltre lavorare in sinergia con vari farmaci migliorandone sensibilmente
l'efficacia.
In realtà, da esperimenti effettuati sui topi, si è notato che non è la
melatonina a prolungare la vita ma la ghiandola pineale, se trapiantata da un
topo giovane ad uno vecchio.
E viceversa il trapianto di una ghiandola pineale invecchiata in un topo
giovane, che conservava la sua pineale giovane, lo faceva rapidamente
invecchiare (lavori del
Prof. Pierpaoli pubblicati nel 1994 su Proceedings of the National
Academy of Sciences degli USA).
Questo porta a pensare che la pineale vecchia porta un programma di
invecchiamento che supera qualsiasi ostacolo, ignorando anche il segnale della
pineale più giovane.
Si potrebbe quindi pensare di asportare in un organismo la ghiandola pineale non
appena questa inizia a portare i segnali di invecchiamento, sperando di
arrestare il processo di invecchiamento stesso.
Il professor Walter
Pierpaoli è probabilmente il massimo studioso mondiale sulla melatonina.
Evitare alla pineale di invecchiare pare quindi ritardare l'invecchiamento
dell'intero organismo.
Il livello di melatonina contenuto nel sangue declina rapidamente con l'ètà
:
Nell'uomo il trapianto di pineale è arduo in quanto ci sono enormi problemi di
rigetto.
Ovviamente la rimozione della ghiandola pineale è comunque un estremo rimedio.
Un intervento anti età costante nel tempo, grazie all'opera graduale di una
molecola come la melatonina sarebbe possibile.
La melatonina potrebbe rendere del tutto inutili una certa parte di farmaci
attualmente in circolazione.
Date le proprietà della melatonina di essere sia idrosolubile che liposolubile
(proprietà rara in natura), la molecola è in grado di diffondere in ogni parte
dell'organismo, superando persino la barriera ematoencefalica del cervello e
quella placentare, proteggendo dunque qualsiasi cellula del corpo.
Ciò la rende di gran lunga versatile ed è la più potente rispetto agli
antiossidanti conosciuti.
Inoltre, la melatonina è presente in concentrazioni relativamente elevate nel
nucleo cellulare, associandosi strettamente alla molecola di DNA: pur non
conoscendo la modalità di questo legame, si è scoperto che la melatonina
possiede una capacità senza pari di proteggere le molecole di DNA dai radicali
liberi.
Potrebbe quindi risultare un fattore chiave nella prevenzione del cancro.
La melatonina protegge la ghiandola pineale dall'invecchiamento, avendo una
potente azione antinvecchiamento sulla ghiandola.
Questo è dimostrato sui topi da studi scientifici.
In caso di somministrazione di melatonina dall'esterno, la ghiandola pineale
invecchia meno rapidamente, rallentando tutto il programma di deterioramento
dell'organismo.
La ghiandola pineale mantenuta giovane rallenta l'invecchiamento dell'intero
organismo ----> la melatonina rallenta l'invecchiamento della pineale mettendola
a riposo, la quale sembra impartire l'ordine di invecchiare, questo in
evidenza il concetto.
Infatti se la melatonina è somministrata dall'esterno, la ghiandola pineale non
ha più bisogno di produrla, rallentando il proprio invecchiamento e adempiendo
per intero alla produzione di altre importanti sostanze come ad es. il TRH
E' dimostrato che la melatonina non presenta effetti tossici neppure se venisse
somministrata in quantità di diversi cucchiai al giorno!
Se il livello di melatonina risulta basso, la somministrazione esogena
(dall'esterno) rimpiazza la carenza; se il livello endogeno (già presente
nell'organismo) risulta alto, la somministrazione ulteriori di melatonina non ha
alcun effetto, l'organismo trattiene la dose sufficiente, eliminando con le
urine il resto.
Da studi scientifici si è dimostrato inoltre che la melatonina normalizza i
livelli di
zinco nell'età avanzata.
Pare altresì che assumendo melatonina ogni parametro risulta migliorato.
La melatonina servirebbe quindi anche a non invecchiare.
Perché impedisce al "centro di smistamento" nella ghiandola pineale (che
in realtà una ghiandola non è) di non deteriorarsi, e quindi a non poter far più
partire gli impulsi che regolano i ritmi naturali del giorno e della notte,
quelli che ci mantengono sincronizzati ogni istante, tramite il sistema
ormonale, con l’ambiente in cui viviamo.
Se ci allontaniamo da questo ambiente naturale, invecchiamo più rapidamente.
La realtà del mondo in cui si vive ci sfugge in quanto ne siamo una parte
integrante.
Noi navighiamo in una dimensione della quale ignoriamo la natura ed i confini,
ed i nostri unici punti di riferimento sono solo i ritmi scanditi dal giorno,
dalla notte e dalle stagioni.
Si scrive che è del tutto innocua anche a dosi altissime e per periodi
lunghissimi.
Esistono lavori documentatissimi, ma non vengono mai citati.
Tuttavia bastano pochi milligrammi di melatonina (al massimo 3) per mettere la pineale " a
riposo " durante la notte e proteggere quindi la pineale, il nostro centro di
smistamento ormonale, dalla senescenza.
Non invecchiando la pineale, non possiamo invecchiare o, almeno, il
processo dell’invecchiamento non sarà mai più come lo abbiamo visto e
vissuto fino ad
ora.
E' stato effettuato uno studio clinico circa le capacità della melatonina di
ripristinare i ritmi ormonali antecedenti la
menopausa,
per avere una risposta anche sulla capacità della melatonina di invertire il
processo di invecchiamento generale nell'organismo.
Lo studio ha avuto effetti positivi! (effettuato presso la clinica Madonna delle
Grazie di Velletri dal Prof. Walter Pierpaoli e il dottor Giulio Bellipanni,
pubblicato sulla rivista Experimental Gerontology 36, 2001, 297-310).
E' stato effettuato tra donne di 42-62 anni, mostrando che la melatonina in soli
sei mesi è riuscita a far "ringiovanire" donne di età variabile fra i 42 e i 62
anni.
Anche la funzione tiroidea veniva ripristinata, diminuisce la depressione.
Sono stati somministrati 3 milligrammi di melatonina alla sera per 6 mesi.
La melatonina nelle donne in perimenopausa ricostituisce in modo straordinario
la condizione endocrina giovanile e fa regredire rapidamente tutti i disturbi
neurovegetativi e psichici che accompagnano la menopausa, in particolare lo
stato di ansia, nervosismo e depressione.
La melatonina notturna risincronizzerebbe l’intero sistema ormonale e,
proteggendo la pineale, la mantiene giovane e in grado di produrre altre
formidabili molecole.
La melatonina può essere anche attiva nella
sindrome premestruale.
L’esposizione alla luce inibisce la produzione della melatonina in
misura dose-dipendente.
A dosi farmacologiche la melatonina sembra poter risincronizzare
l’orologio biologico interno in caso di variazioni indotte da repentini
cambi di fuso orario.
A conferma di questo ruolo dell’ormone un recente editoriale del British
Medical Journal ha preso in considerazione una metanalisi di 10 trial
randomizzati controllati in cui la melatonina è stata messa a confronto
con un placebo in viaggiatori di lunghe percorrenze.
Ben 8 di questi studi hanno rilevato che questo ormone si dimostra
realmente efficace nell’alleviare gli effetti del
jet lag.Bastano secondo i ricercatori, dai 2 ai 5 milligrammi di questa sostanza, quando si va a letto il primo giorno dopo il viaggio e nei successivi 2-4 giorni, per assestare i propri ritmi sul nuovo fuso orario.
La melatonina ha relazioni con il sonno ma indirette.
E' utile al sonno perché migliorando i ritmi biologici
la
melatonina fa sì che
ci si addormenti più facilmente. La melatonina rimette esclusivamente in moto un sistema che risulta essere alterato nei suoi ritmi.
Prima che tutto torni in equilibrio possono passare addirittura settimane!
Finché una notte, di colpo, arriva il sonno ristoratore.
Inoltre anche se si dorme poco, si dorme meglio e dopo alcuni giorni ci si sentirà benissimo.
Non essendo né un farmaco né un sonnifero la melatonina non agisce improvvisamente.
Non c'è altro sistema se non quello di continuare ad assumere i mg di melatonina indicati alla sera prima di dormire.
Un effetto immediato, prima che sia stato ricostituito il ciclo biologico alterato non è pensabile.
Bisogna inoltre assicurarsi che la melatonina usata sia prodotta con il sistema GMP (Good Manufacturing Practise) che da garanzia che la compressa finale contiene esattamente quanto dichiarato.
Non essendo un farmaco se ne potrebbe assumere anche in eccesso senza restringerne eventuali effetti collaterali; per saturare l'organismo durante la notte ne basterebbero anche meno di 3 mg (1-2 mg).
Una parte della melatonina che si assume per via orale viene distrutta, un'altra parte viene metabolizzata dal fegato e si trasforma in idrossimelatonina.
Vi sono stati effetti indesiderati all'inizio dell'assunzione di melatonina : tachicardia, capogiri, insonnia, emicrania.
In questo caso bisogna verificare in primis la qualità della melatonina che si sta assumendo, quindi bisogna essere sicuri che si sta assumendo la melatonina prima di spegnere la luce e alla sera.
Ci vuole inoltre del tempo per restaurare un organismo alterato.
Questi sintomi, secondo il Prof. Pierpaoli (in uno dei suoi libri) possono essere passeggeri.
Se un soggetto assume melatonina perché vuole invecchiare bene, la qualità del suo sonno sarà diversa, in quanto la melatonina provvederebbe a normalizzare determinati parametri.
Il sonno sarà diverso da quello di prima e potrebbe essere migliore.
Alcune persone assumono la melatonina prima di mezzanotte allo scopo che il picco notturno si formi intorno alle 1-2 AM e non più tardi.
La melatonina aggiusterebbe i vecchi ritmi alterati e talvolta ci vorrebbero settimane e mesi per riassettare il cervello ed i ritmi ormonali.
Ma il risultato arriverebbe e solo chi si fermerebbe non riuscirebbe a trarre vantaggi, dato che il sonno è solo un aspetto trascurabile in quanto in realtà la melatonina protegge solo la ghiandola pineale che poi riacquisterebbe una funzionalità giovanile.
Purtroppo in questo mondo a volte folle non sappiamo rispettare i ritmi del mammifero uomo ed i risultati saranno, e sono, già drammatici.
E' possibile trovare informazioni complete e ulteriori ad es. sui libri del
Prof. Pierpaoli "120 e passa di media...Vivere Bene, Invecchiare Giovani
e Morire Sani", "The melatonin miracle" e traduzione italiana "La fonte della
giovinezza".
(E' possibile ordinare questi volumi nell'order
form).
La melatonina è una sostanza naturale ampiamente sperimentata in laboratorio e
che quindi andrebbe studiata ulteriormente e si potrebbe pensare ad un uso in
senso profilattico e nello stesso tempo terapeutico.
L'assunzione della melatonina non è consigliata in gravidanza ed ai bambini
troppo piccoli e sani.
La formulazione di melatonina che abbiamo selezionato è la
Melatonina Zinco-Selenio Pierpaoli.
"E' la natura che si è inventata tutto; noi invece brancoliamo nella chimica, e
diamo definizioni ridicole di molecole di cui sappiamo poco o niente". Uno
studioso.La fluvoxamina aumenta significativamente il livello serico di melatonina, potendo quindi essere causa di eccessiva sonnolenza.
È risaputo, inoltre, che la fluvoxamina aumenta la secrezione endogena di melatonina, sembra a causa dell'inibizione degli isoenzimi che la metabolizzano, CYP1A2 o CPY2C9.
Questa interazione è particolarmente pericolosa quando melatonina e fluvoxatina vengono assunte assieme ad altri sedativi, come l'aloperidolo o il diazepam, a loro volta metabolizzati dagli stessi isoenzimi.
Sembra anche che la melatonina interagisca farmacodinamicamente con la nifedipina riducendo l'effetto antipertensivo della sua formulazione a lento rilascio, causando un aumento della pressione arteriosa e della frequenza cardiaca.
Oltre alla
melatonina, in uso sinergico, tra i
numerosissimi prodotti analizzati nel corso degli anni, ci
sentiamo di mettere in evidenza l'integratore naturale
della Naturdieta,
Humor,
eccezionale mix di componenti contro stress, nervosismo, palpitazioni
nervose, attacchi d'ansia, depressione, insonnia, eiaculazione precoce,
mancanza di libido nella donna.
Questa tipologia di combinazione
con la melatonina si è
rivelata sorprendente e vincente in maniera energica sotto
ogni aspetto, dando risultati di assoluto
rilievo, mettendo alla porta le problematiche
come ansia, jet lag, nervosismo, stress, palpitazioni,
ansie, disfunzioni sessuali da stress e depressione.EFFETTI SUL SISTEMA CARDIOVASCOLARE E SULL'IPERTENSIONE Nonostante il meccanismo di questa interazione non sia noto, sembra che la melatonina svolga un ruolo nella regolazione del sistema cardiovascolare.
La melatonina, un ormone naturale del corpo, potrebbe un giorno essere usata in aggiunta ai tradizionali trattamenti per la pressione alta.
Secondo il ricercatore Frank A.J.L. Scheer e colleghi del Brigham and Women’s Hospital e della Harvard Medical School di Boston, gli effetti della melatonina sulla pressione del sangue potrebbero essere dovuti alla sua capacità di contribuire al regolamento dell'orologio biologico del corpo.
Lo studio è stato pubblicato sulla rivista "Hypertension: Journal of the American Heart Association".
"Già in passato - spiega Scheer - si era osservato che le persone con pressione sanguigna elevata presentano spesso una soppressione dei livelli notturni di melatonina.
Di recente abbiamo scoperto che queste persone presentano dei disturbi al proprio orologio biologico. La scoperta potrebbe aprire la strada a nuovi approcci per la cura dell'ipertensione".
Scheer e colleghi hanno condotto lo studio presso l'Istituto olandese di ricerca sul cervello di Amsterdam.
Gli scienziati hanno studiato l'effetto di una singola dose di melatonina confrontandolo con quello di un regime più lungo.
Dopo aver somministrato per tre settimane a 16 volontari, un'ora prima di andare a dormire, placebo oppure 2,5 milligrammi di melatonina per via orale, i ricercatori hanno analizzato gli effetti confrontandoli con quelli di una somministrazione unica in un solo giorno.
I risultati mostrano che i pazienti che ricevevano melatonina ripetutamente presentavano una minore pressione notturna, sia sistolica che diastolica.
La dose singola di melatonina, invece, non aveva effetto sulla pressione del sangue.
Fonte: Le Scienze
Oltre alla
melatonina, in uso sinergico, tra i
numerosissimi prodotti analizzati nel corso degli anni, ci
sentiamo di mettere in evidenza l'integratore naturale
della Naturdieta,
Humor,
eccezionale mix di componenti contro stress, nervosismo, palpitazioni
nervose, attacchi d'ansia, depressione, insonnia, eiaculazione precoce,
mancanza di libido nella donna.
Questa tipologia di combinazione
con la melatonina si è
rivelata sorprendente e vincente in maniera energica sotto
ogni aspetto, dando risultati di assoluto
rilievo, mettendo alla porta le problematiche
come ansia, jet lag, nervosismo, stress, palpitazioni,
ansie, disfunzioni sessuali da stress e depressione.
Altri effetti della melatonina sono documentati : sostiene la funzione
immunitaria, abbassa i livelli di
colesterolo nel sangue, protegge
dagli effetti negativi dello stress, potrebbe aiutare a difendersi dal
cancro e dalla malattie cardiache, stimola e sostiene la funzione
sessuale (mettendo a riposo la pineale e risincronizzando i ritmi ormonali
giovanili).
Addirittura vi sono stati studi nei quali la melatonina mostra benefici effetti
nei malati affetti ad AIDS, somministrando melatonina purissima insieme a
selenio e zinco.
La melatonina stimola la produzione dell'ormone
della crescita.
La melatonina promuove la crescita delle cellule del midollo osseo.
Negli
ultimi anni vari culturisti professionisti e svariate riviste
d'informazione sportiva credono nella possibilità, supportata da alcuni studi
scientifici, che dosi fra 0,5 mg e 3 mg di melatonina assunta di giorno 30-60
minuti prima dell'allenamento, aumentino i livelli di ormone della crescita,
senza dare effetti collaterali, che di solito vengono riconosciuti in
irritabilità e sonnolenza.
Come precursore della melatonina,
la
serotonina
regola i ritmi
circadiani,
sincronizzando il ciclo
sonno-veglia con
le fluttuazioni endocrine quotidiane.
La serotonina è
quindi anche un precursore della melatonina,
il che significa che, quando il corpo lo richiede, viene convertito in melatonina.
Si crede che la serotonina svolga
un ruolo importante nell'alleviare certe forme di depressione,
e che sia il trasmettitore sul quale agisce la fluoxetina, uno degli
antidepressivi più conosciuti ed efficaci.
Insieme all'intenso desiderio di
carboidrati, i pazienti con disturbo affettivo stagionale hanno un certo numero
di altri sintomi tipici.
La sintesi di melatonina è regolata dal ciclo luce/buio: in condizioni di
luminosità si inattiva l’enzima acetilante che converte la serotonina in
N-acetil-serotonina (precursore della melatonina), pertanto le concentrazioni di
melatonina si riducono.
Parallelamente è stato osservato un aumento delle concentrazioni di dopamina,
lasciando ipotizzare che l’aumento e la riduzione di questi due ormoni sia alla
base dei cicli circadiani a livello oculare: in condizioni di buio si disattiva
la trasmissione dopaminergica, mentre si attiva la sintesi di melatonina.
Si ritiene, che la melatonina e la N-acetil-serotonina siano uno dei principali
sistemi impiegati dalla retina per detossificare i fotorecettori e le altre
cellule nervose dalla massiva produzione di ROS che avviene, fisiologicamente,
durante l’esposizione alla luce [Reiter RJ et al., Ann NY Acad Sci 1994;
719:1–12].
Infatti, sia la melatonina che il suo precursore N-acetil serotonina, possiedono
spiccate proprietà antiossidanti.
Inoltre, la melatonina protegge i tessuti dall’eccessiva formazione di ossido
nitrico reagendo direttamente con questo elemento chimico per formare
N-nitrosomelatonina [Turjanski AG et al. J Am Chem Soc 2000; 122:10468–10469].
La melatonina cerebrale è
sintetizzata dalla serotonina, che a sua volta è sintetizzata dal
triptofano, un
ammino acido essenziale, assunto solo con la dieta.
Né la serotonina,
presente nel sangue, il 95% della serotonina del ns corpo è prodotta
nell’intestino, sempre a partire dal triptofano, né la melatonina riescono a
passare la barriera emato encefalica, cioè dal sangue entrare nel cervello,
il triptofano si.
Pertanto il triptofano è l’unico precursore sia della serotonina che della melatonina.
L’assunzione di triptofano non porta ad un marcato incremento della serotonina cerebrale e quindi della melatonina, in quanto come ammino acido libero non è riconosciuto come alimento dal sistema gastro-intestinale, quindi è poco assorbito.
Inoltre compete con un gruppo di altri 5 ammino acidi sia per il passaggio della barriera emato-encefalica che per il passaggio della membrana intestinale.
Il miglior modo per aumentare il rapporto plasmatico triptofano vs i suoi competitori, quindi aumentare la sua velocità di captazione cerebrale, sembra sia assumere una proteina ricca di triptofano, ma povera degli altri competitori.
Sfortunatamente tutte le proteine della ns dieta sono povere di triptofano.
L’alfa-lattoalbumina (ALAC) è ricca di triptofano e povera dei suoi competitori.
Studi hanno dimostrato che è in grado di aumentare il rapporto plasmatico del triptofano vs i suoi competitori.
Pertanto il triptofano è l’unico precursore sia della serotonina che della melatonina.
L’assunzione di triptofano non porta ad un marcato incremento della serotonina cerebrale e quindi della melatonina, in quanto come ammino acido libero non è riconosciuto come alimento dal sistema gastro-intestinale, quindi è poco assorbito.
Inoltre compete con un gruppo di altri 5 ammino acidi sia per il passaggio della barriera emato-encefalica che per il passaggio della membrana intestinale.
Il miglior modo per aumentare il rapporto plasmatico triptofano vs i suoi competitori, quindi aumentare la sua velocità di captazione cerebrale, sembra sia assumere una proteina ricca di triptofano, ma povera degli altri competitori.
Sfortunatamente tutte le proteine della ns dieta sono povere di triptofano.
L’alfa-lattoalbumina (ALAC) è ricca di triptofano e povera dei suoi competitori.
Studi hanno dimostrato che è in grado di aumentare il rapporto plasmatico del triptofano vs i suoi competitori.
La sigla SAD identifica il
disturbo affettivo stagionale, ossia un
disturbo del
tono dell'umore innescato dal cambio di stagione o, forse più
specificamente, dall'accorciamento delle giornate che si verifica in autunno e
in inverno.
A partire
da settembre fino a oltre marzo, nell'emisfero settentrionale, i malati di SAD
sono incapaci di adeguare i propri ritmi fisiologici alla diminuita esposizione
alla luce diurna e diventano, dapprima solo fisicamente e poi anche
psicologicamente, stressati e disturbati.
Adesso molti specialisti credono che i
sintomi di depressione associati con il SAD siano dovuti a un cambiamento del
ritmo circadiano, provocato da una disfunzione biologica - una reazione alle
giornate più buie e corte dell'autunno e dell'inverno.
Poiché è la ghiandola
pineale che reagisce
alla luce e la sua secrezione di melatonina è un fattore chiave della
regolazione del ciclo circadiano e di quelli a esso correlati, la ricerca sul
SAD si sta concentrando sulla fondamentale interazione tra luce, melatonina e
altri ritmi variabili che regolano la concentrazione delle sostanze chimiche
dell'organismo.
Il SAD colpisce circa una alta
percentuale della popolazione ed è tre volte più probabile nelle donne rispetto
agli uomini. Per me questa non è una sorpresa.
La vita femminile è più soggetta ai
cicli biologici (come quello mestruale) di quella maschile, e perciò è più
facile che le donne siano esposte agli effetti negativi di un disordine nei loro
ritmi biologici.
Per quanto fin dai tempi di Ippocrate
i medici abbiano osservato un cambiamento stagionale dell'umore, il SAD non è
stato ufficialmente riconosciuto come disturbo del tono e dell'umore fino al
principio degli anni Ottanta.
Il dottor Norman E. Rosenthal, un ricercatore dei National
Institutes of Health, fu il primo a identificare il SAD e a stabilire un
collegamento tra un particolare tipo di comportamento e l'arrivo dell'inverno.
Secondo il Diagnostic and
StatisticalManual of Meritai Disorders, la guida ufficiale ai disturbi
psichiatrici, ci sono alcuni
criteri specifici per diagnosticare il SAD:
1. C'è sempre una
corrispondenza tra la comparsa di importanti episodi depressivi e un particolare
periodo dell'anno.
2. L'individuo
sperimenta una piena remissione o un'attenuazione della depressione in uno
specifico momento dell'anno.
3. Negli ultimi due
anni, si sono verificati due importanti episodi depressivi che dimostrano il
nesso tra l'episodio e la stagione, mentre non si è verificato alcun episodio al
di fuori di quel dato periodo.
4. Durante la vita
dell'individuo, gli episodi depressivi stagionali rilevati sono più numerosi di
quelli non stagionali.
Uno degli aspetti predominanti del SAD
è il cambiamento stagionale delle abitudini alimentari, generalmente
caratterizzato da un aumento dell'appetito, che provoca un forte desiderio di
carboidrati.
Di solito, la maggior parte di noi
cambia dieta durante i mesi più freddi, mangiando più cibi caldi, e riducendo il
consumo di insalata e frutta, a causa della limitata varietà di prodotti freschi
a disposizione.
Di per sé questa non è una cosa
particolarmente significativa ma, nei malati di SAD, i cambiamenti dietetici
sono collegati al tono dell'umore in modo più specifico. Durante i mesi
invernali, essi riferiscono un aumentato consumo di pane, pasta, prodotti di
pasticceria, patate, cioccolata e caramelle. Anche il loro consumo di bevande
contenenti caffeina cresce in modo sostanziale.
Quando è stato chiesto a questi pazienti perché scegliessero cibi di questo tipo il motivo addotto non è mai stato la fame, ma il desiderio di combattere la tensione, l'ansia o l'affaticamento mentale.
Quando è stato chiesto a questi pazienti perché scegliessero cibi di questo tipo il motivo addotto non è mai stato la fame, ma il desiderio di combattere la tensione, l'ansia o l'affaticamento mentale.
Dopo mangiato, infatti, la maggioranza
dei malati di SAD riferisce di sentirsi più calma e con la mente lucida.
Questo fatto ha una base fisiologica.
Sembra che i cibi ricchi di carboidrati accelerino la produzione di serotonina,
un agente prodotto dalla pineale che funziona da neurotrasmettitore cerebrale.
Tra il 1981 e il 1985, il National
Institùte of Mental Health ha
esaminato oltre millecinquecento casi e ha sviluppato un profilo statistico del
disturbo.
Tra l'altro sono emersi questi dati:
1. Il 96% dei malati
di SAD ha riferito di essere meno attivo in inverno.
2. Il 94% ha
affermato che durante i mesi invernali si verificano problemi interpersonali nei
rapporti con coniugi, innamorati, membri della famiglia, amici e colleghi.
3. Durante i mesi
invernali il 96% dei pazienti con SAD ha avvertito sentimenti di tristezza,
l'84% ha sofferto di ansia e il 79% ha riferito una maggiore irritabilità.
4. L'88% ha detto di
avere difficoltà sul lavoro.
5. In questi
pazienti si è manifestato un aumento dell'appetito e un generale cambiamento del
peso corporeo. Più di sette pazienti su dieci hanno registrato un aumento di
peso.
6. Più di sei
pazienti su dieci hanno riferito una diminuzione delle pulsioni sessuali.
7. Alcuni pazienti
hanno scoperto che i sintomi della depressione sono
migliorati in modo straordinario in occasione di viaggi che li avevano portati
nei pressi dell'equatore, dove la durata del giorno e della notte è uguale.
Mentre alcuni dei sintomi del disturbo
affettivo stagionale compaiono anche in altre forme di depressione, la
particolare combinazione di letargia, ansia, irritabilità e cambiamenti delle
abitudini alimentari con cui il paziente tenta di fronteggiare i cambiamenti
stagionali rappresenta un disturbo specifico. E chiaro che il SAD è provocato
dall'incepparsi della ciclicità dei livelli degli ormoni e di altri composti
chimici che governano il ciclo circadiano, per il cui mantenimento l'esposizione
alla luce è fondamentale.
Si sta ancora indagando per scoprire
esattamente come e perché questa interruzione dei cicli biologici avvenga in
alcune persone e non in altre.
Come ho detto prima, la maggior parte
delle nostre funzioni organiche, compresa l'attività fisica, il sonno,
l'alimentazione, il bere e il mantenimento della temperatura corporea, segue il
ritmo circadiano.
Altrettanto vale anche per l'andamento
ciclico dei livelli ematici di ormoni ed enzimi cruciali, che possono
influenzare profondamente il tono dell'umore. Il controllo di questi ritmi è in
larga misura in funzione del momento in cui ci esponiamo alla luce e della
durata di tale esposizione.
I ricercatori
stanno ora esplorando il rapporto esistente tra i vari sintomi della
depressione; si sa infatti che essi sono connessi alle fluttuazioni dei livelli
dei composti chimici presenti nell'organismo, e più in particolare della melatonina.
Il ruolo della melatonina
Il ruolo della melatonina
Anche se la causa del disturbo
affettivo di depressione stagionale non
è nota, le ricerche condotte finora suggeriscono che il SAD sia innescato da un
disturbo stagionale del ciclo della melatonina,
che porta a uno squilibrio del ciclo circadiano.
Nella maggioranza dei pazienti con SAD,
i livelli di melatonina non presentano le normali fluttuazioninotturne. In
condizioni normali, il livello ematico di questa molecola dovrebbe raggiungere
il picco verso le 2 di notte, per poi diminuire.
E' stato scoperto che nei pazienti con
SAD, tuttavia, i livelli di melatonina restano alti per circa due ore in più del
normale, prima di cominciare a calare.
È stato
ben documentato che, quando i livelli di melatonina sono
anormali (troppo alti o troppo bassi), possono comparire sintomi collegati a
disturbi psichici. Per esempio, studi recenti hanno dimostrato che i livelli di
melatonina sono eccessivamente alti in persone con disturbi maniacali (che vanno
soggette a cambiamenti estremi del tono dell'umore), mentre sono abnormemente
bassi in coloro che soffrono di depressione.
Nella depressione infatti
c'è una «sindrome da carenza
di melatonina», caratterizzata da bassi livelli ematici di questa
molecola e da disturbi dei ritmi circadiani che regolano la produzione degli
ormoni dello stress.
Comunque, sembra che la produzione
irregolare di melatonina sia solo uno dei meccanismi che producono i principali
sintomi del SAD.
A questo
punto non è chiaro se la melatonina sia
direttamente responsabile del disturbo affettivo stagionale o se le anomalie
riscontrate nella secrezione di questa molecola siano semplicemente un prodotto
collaterale o un segnale della malattia.
Dottor Walter
Pierpaoli - Tratto dal libro
La
chiave della vita con la melatonina
LEGISLAZIONE SULLA MELATONINA
Anche per i bassi effetti collaterali da sovradosaggio, la melatonina è venduta
in erboristeria e al supermercato, senza prescrizione medica.
La melatonina non è registrata come farmaco in nessuno stato membro della
Comunità Europea.
A questo fatto contribuisce molto la legislazione sui brevetti di vari stati
europei (fra i quali l'Italia), in cui vige il principio per il quale le
sostanze naturali non sono brevettabili.
La mancata registrazione nel prontuario farmaceutico della melatonina per il principio della
libertà di cura non ne vieta la prescrizione medica, ma ne rende assente il
mercato e concretamente difficile il reperimento.
Tuttavia in Italia attualmente la melatonina è venduta sotto forma di
integratore alimentare notificato al Ministero della salute.
Per ogni
informazione aggiornata è sempre opportuno informarsi adeguatamente presso fonti
ufficiali.
AVVERTENZE SULL'USO DELLA MELATONINA Patologie autoimmuni: poiché i dati di letteratura relativi all’impiego della melatonina in pazienti con malattie autoimmuni (es. artrite reumatoide, sclerosi multipla, morbo di Crohn) sono insufficienti, l’uso dell’ormone non è raccomandato.
Insufficienza renale: somministrare la melatonina con cautela in pazienti con insufficienza renale (non sono disponibili studi di letteratura relativi a farmacocinetica ed efficacia clinica dell’ormone in pazienti con nefropatia).
Insufficienza epatica: l’impiego di melatonina nei pazienti con insufficienza epatica non è raccomandato. I pazienti con insufficienza epatica presentano infatti elevati livelli di melatonina endogena nelle ore diurne per ridotta metabolizzazione.
Attività che richiedono attenzione e coordinazione: i pazienti che assumono la melatonina devono svolgere con cautela attività che richiedono attenzione e coordinazione costante e prolungata, perché per la sua stessa attività di promozione del sonno, l’ormone potrebbe diminuire la capacità di attenzione o indurre sonnolenza.
Età pediatrica: data l’insufficienza di dati di letteratura relativi all’impiego della melatonina nei bambini, non è raccomandata la somministrazione dell’ormone in questa classe di pazienti.
Gravidanza: non sono disponibili sufficienti dati di letteratura relativi all’esposizione di melatonina esogena in donne in gravidanza. Sebbene in vivo non siano stati riscontrati effetti tossici in studi su gravidanza, sviluppo embriofetale, parto e post-parto, la somministrazione di melatonina in gravidanza non è raccomandata.
Allattamento: poiché la melatonina viene escreta nel latte materno, non è raccomandato il suo uso nelle donne che allattano.
Lattosio: la presenza di lattosio come eccipiente rappresenta una controindicazione in caso di problemi ereditari di intolleranza al galattosio, deficit di lapp lattasi, sindrome di malassorbimento glucosio-galattosio.
MELATONINA E MASS MEDIA
LIBRI DA LEGGERE SULLA MELATONINA
- Libro "L'uomo senza età. Dimenticare il tempo di Walter Pierpaoli
- "La chiave della vita" - Walter Pierpaoli, Morlacchi editore
- "La fonte della giovinezza" - Walter Pierpaoli, William Regelson
- "La melatonina nella terapia del terreno oncologico e del "reale rischio" oncologico" - Sergio Stagnaro
- "120 e passa di media" - Walter Pierpaoli, Pippo Zappulla
- "Melatonina" - Ray Sahelian
- "Melatonina" - Giancarlo Rosati
- " Aloe & Melatonina" - Roberto Romiti
- "Il sonno salutere" - Marco Benedettini
- "SINGLE PATIENT BASED MEDICINE - La medicina basata sul singolo paziente. Nuove indicazioni della Melatonina" - Sergio Stagnaro / Marina Stagnaro-Neri
ARTICOLI VARI SULLA MELATONINA
Alopecia : un aiuto dalla melatonina?
La melatonina addormenta il corpo ma risveglia i capelli. Ad un congresso di
dermatocosmesi, che si è svolto a San Vincent, questa sostanza è stata
presentata come possibile rimedio contro la caduta dei capelli. La melatonina è
conosciuta soprattutto come aiuto per ristabilire il corretto ciclo sonno-veglia
dopo i viaggi intercontinentali. È una sostanza prodotta dall’organismo umano e
svolge appunto la funzione di sincronizzatore dell’orologio biologico, aiutando
cioè l’organismo ad adattarsi ai cambiamenti ambientali. Ma adesso sembra poter
favorire la ricrescita dei capelli.
La melatonina è stata testata sulla crescita di alcune cellule epiteliali e
sull’efficacia nel contrastare le cause che determinano la caduta o la difficile
ricrescita dei capelli. In particolare la sua azione è stata verificata
attraverso l’applicazione in loco di una nuova formulazione, coperta da brevetto
internazionale, nella quale la melatonina esplica un ruolo fondamentale,
coadiuvata dal gingko biloba e dalla biotina. Fra i primi a verificare
l’efficacia del prodotto ad uso topico sulla secrezione sebacea, spesso
concomitante se non addirittura concausa della perdita dei capelli, sono stati i
Professori Stefano Gilardi, docente di andrologia presso l’Università di Zurigo,
e Walter Pierpaoli, direttore dell’Istituto di Ricerca Biomedica Jean Choay del
Canton Ticino.
Il nuovo trattamento è stato testato da prestigiosi Istituti internazionali, fra
i quali l’Istituto Dermatologico Europeo (IDE), e da numerosi dermatologi che
hanno confermato le premesse, cioè quelle di un prodotto capace di stabilizzare
il quadro generale, con l’arresto della caduta dei capelli e il ripristino delle
condizioni ideali per la loro ricrescita.
Vuoi dimagrire? Fatti una dormita!
Secondo recenti acquisizioni, la perdita di sonno si accompagna ad un aumento di
peso
Dormire poco fa ingrassare, al contrario, riposare almeno 7/8 ore per notte,
combatte l'obesità e non certo perché coloro che dormono poco mangiano di più
approfittando delle ore di veglia. A questo risultato sono giunti ricercatori
del Case Western Riserve University a Cleveland, diretto da Sanjay Patel, che
hanno riportato i risultati al congresso della American Thoracic Society di San
Diego.
Lo
studio fa parte di uno dei più importanti lavori scientifici al mondo e più
lungo in fatto di durata, che si è protratto per anni dimostrando come i
soggetti che dormono poco, nel tempo, sovvertono i livelli di due importanti
ormoni che entrano in gioco nell'obesità; la grelina e la leptina, quest'ultimo,
prodotto soprattutto di notte, col risultato che, meno si dorme, più appetito si
avrà al risveglio e durante la giornata.
Ma c'è ancora di più ed è emerso nel corso di questo importante lavoro
scientifico, infatti, secondo gli scienziati americani, togliere ore di sonno al
nostro organismo, pare che abbia come effetto l'abbassamento del metabolismo
basale, che altro non è che il numero di calorie che si consumano dormendo.
Il riscontro è avvenuto osservando 68.183 donne di età intorno ai 40 anni,
"osservate" per 16 anni, il risultato è stato che, fra queste, quelle che
dormivano, mediamente 5 ore a notte, avevano sviluppato un rischio maggiore in
misura del 32% di ingrassare, di circa 15 chili, rispetto a quelle che dormivano
7 ore per notte, col risultato di divenire obese nell'arco di poco più di un
quindicennio.
Secondo la ricercatrice Patel che ha condotto lo studio, " . al contrario di
quanto precedenti studi ci avessero indotto a pensare, abbiamo trovato, ha detto
la scienziata, che né la dieta, né l'attività fisica delle donne possono
spiegare il differente aumento di peso". In sostanza, secondo le parole della
ricercatrice americana, le donne che dormono meno non mangiano di più o si
alimentano con cibi più nutrienti e ingrassanti delle donne che dormono di più,
né fanno una vita diversa e con più dispendio di energia rispetto a queste
ultime. "Non abbiamo una risposta certa al perché poche ore di sonno siano
associate ad un aumento di peso, ha proseguito Patel, ma è possibile che il
sonno influenzi il metabolismo basale". Conclusioni, inutile affidarsi a diete
rigide ed esercizi fisici estenuanti, se si priva l'organismo del prezioso sonno
ristoratore, il risultato sarebbe sempre lo stesso; si ingrasserebbe ugualmente!
Fonte:
http://www.buonenotizie.it Pelle giovane per sempre?
Se è appurato che le donne invecchiano prima degli uomini, è altrettanto vero
che oggi esistono molti modi per fermare il tempo sulla pelle. Come la
melatonina vegetale
La pelle delle donne invecchia prima di quella degli uomini. È questa la triste
verità emersa da uno studio condotto dai ricercatori dell'Università tedesca
Freidrich Schiller a Jena e dell'Istituto di Tecnologia Biomedica Fraunhofer,
che sono riusciti a misurare, grazie ad una tecnica a base di laser, gli effetti
sulla pelle da parte delle radiazioni ultraviolette.
Dai dati è emerso che la perdita di
collagene, responsabile dell'invecchiamento della pelle, è molto più
veloce nelle donne che negli uomini.
La notizia non è certo incoraggiante, ma può servire da monito per tutte le
donne: la pelle, specialmente quella del viso, va curata con attenzione,
evitando di stressarla con ore di sole in estate e decine di lampade abbronzanti
in inverno.
Come ha ribadito anche l'ultimo allarme lanciato dall'Osservatorio Nazionale
sulla salute della donna, queste cattive abitudini sono le principali
responsabili dell'invecchiamento cutaneo precoce, ma anche di arrossamenti e
scottature, formazione di macchie e nei, rischio di sviluppare melanomi e tumori
della pelle.
L'imperativo, insomma, è prendersi cura della propria cute, soprattutto con
l'arrivo dell'inverno.
Senza contare che la pelle, nella donna, è una sorta di carta d'identità: se il
viso è curato, si pensa che l'intera persona sia attenta alla propria salute
intesa come benessere fisico e psichico.
Oggi gli strumenti a disposizione per mantenere la pelle in buono stato sono
molti, dai prodotti cosmetici e cosmeceutici alla medicina estetica, dalla
chirurgia agli integratori alimentari, dall'acido ialuronico ai nuovi laser. Con
questi nuovi mezzi si riesce a migliorare la cute in modo più naturale, anche se
meno eclatante, e soprattutto rispettando al massimo l'integrità cutanea.
Se poi si vuole intervenire dall'interno, un trattamento antietà che sta
prendendo sempre più piede è quello a base di melatonina vegetale. Si tratta di
una sostanza estratta dal cacao, ma prodotta in natura da tutti gli esseri
viventi, che agisce sulla ghiandola pineale stimolando il sistema immunitario a
prevenire le malattie, regolando i livelli ormonali del sistema endocrino e
contrastando i radicali liberi responsabili dell'invecchiamento della pelle.
In più, aiuta a riposare bene e a regolare i ritmi del sonno, che come sappiamo
è un potente alleato della bellezza della pelle.
Con delle armi così, fermare il tempo e proteggere la pelle diventa una
battaglia possibile. alla faccia degli uomini!
La
melatonina contro la depressione stagionale
Dalle mille sfaccettature, costellata da una miriade di sintomi spesso tanto in
contrapposizione l'uno con l'altro, la depressione è qualcosa di serio e non si
cura né con le belle parole, né con i rimedi usati da altri e ritenuti validi
anche per noi. La depressione la cura lo specialista, medico e psicologo.
Premesso tutto ciò, v'è una forma di depressione che più la avvicina ad una
sindrome ansioso depressiva, che potremmo chiamare stagionale e che si
accompagna, per certi soggetti che non sono neanche tanto pochi, visto che
parliamo nella sola Italia di circa 4 milioni di persone, per i quali i cambi di
stagione, soprattutto quelli che vanno dai mesi caldi a quelli freddi, con
limitati periodi di malessere generale, irritabilità, apatia, lieve bulimia che
in qualche modo ricorda alcune forme particolari di depressione.
Non facciamoci fuorviare, la depressione vera è tutt'altra patologia, ma ciò non
toglie che se questi pazienti potessero trovare una soluzione a questi disagi,
al di là degli ansiolitici o dei blandi antidepressivi loro prescritti,
sarebbero grati al mondo medico. E in effetti, la Comunità Scientifica pare si
sia mossa anche per questi soggetti con la scoperta fatta, che la melatonina,
una molecola secreta dalla ghiandola endocrina pineale e che protegge
dall'invecchiamento, usata anche per la sindrome da Jet Lag che crea disagi a
chi cambia fuso orario, potrebbe avere un ruolo determinante contro l?ansia
depressiva stagionale.
Il motivo di quest'azione è dato dalla constatazione che la melatonina
riequilibra i ritmi biologici, compreso il sonno, migliorandone la qualità,
anche considerato il fatto, che nei casi di depressione, a qualunque livello si
parli, uno dei primi campanelli d?allarme che il paziente avverte è la diminuita
qualità del sonno, con periodi di ipersonnia e altri di insonnia.
Pertanto, il consiglio è sempre quello, anche nel caso della melatonina, della
quale si è dimostrata l'assoluta innocuità, è quello di rivolgersi al proprio
medico fiduciario elencando la serie di sintomi cui si è andati incontro a causa
della depressione stagionale e concordare con questo professionista
l?eventualità o meno di assumere la melatonina.
Fonte:
http://www.buonenotizie.itAviatori a rischio
I piloti delle compagnie aeree si ammalano di cancro alla pelle molto più spesso
del resto della popolazione.
È quanto emerge da uno studio pubblicato su Occupational and Enviromental
Medicine. Secondo i ricercatori, l'alterazione dei ritmi biologici nell'arco
delle ventiquattro ore (ritmi circadiani), e la riduzione dei livelli di
melatonina - ormone che nell'uomo regola il sonno - favorirebbe la formazione di
melanomi maligni.
Il test, eseguito su 458 piloti, 265 dei quali coprivano rotte europee e
transatlantiche, ha dimostrato che gli aviatori sviluppano tumori 10 volte di
più rispetto alla media mondiale.
I risultati hanno evidenziato che l'alta percentuale di cancro alla pelle tra i
piloti è favorita, oltre che dall'alterazione dei ritmi circadiani, anche da
fattori concomitanti come la prolungata esposizione al sole.
I piloti che coprono rotte intercontinentali sorvolando più di cinque fusi orari
diversi, infatti, hanno percentuali di melanoma 25 volte più alte, mentre in
coloro che, oltre a compiere voli intercontinentali, sono esposti a un maggior
livello di radiazioni la percentuale di rischio sale del 28 per cento.
Che stress il lavoro notturno
Il turno di notte fa male alla salute. Lo sostengono Shantha Rajaratnam e
Josephine Arendt del Centro di cronobiologia dell'Università di Surrey in Gran
Bretagna.
Nei paesi industrializzati per soddisfare le esigenze socioeconomiche che
richiedono servizi attivi 24 ore su 24, circa il 20 per cento della popolazione
lavora al di fuori del normale orario di lavoro, dalle 8 alle 17.
In un articolo pubblicato questa settimana su The Lancet, i ricercatori spiegano
che questa desincronizzazione dei ritmi circadiani ha effetti negativi sulle
prestazioni lavorative e sulla salute, aumentando il rischio di disturbi del
sonno, malattie gastrointestinali e cardiovascolari.
Non solo: gli incidenti automobilistici dovuti a improvvisi colpi di sonno sono
ormai diventati più numerosi di quelli causati da alcol o droghe.
I due ricercatori inglesi paragonano gli effetti del lavoro notturno al
"jet-lag", il fastidioso fenomeno di sfasamento del ciclo sonno-veglia dovuto al
rapido cambiamento di fuso orario. E spiegano che, anche se l'adattamento ai
nuovi ritmi circadiani può essere accelerato variando in maniera appropriata
l'esposizione alla luce e assumendo melatonina, lavorare "fuori fase" potrebbe
avere un costo elevato in termini di spese sanitarie nazionali.
Inoltre, i ricercatori invitano le aziende alla cautela: i rischi crescenti per
la salute fanno aumentare anche il numero di dispute legali. I datori di lavoro
invece dovrebbero sfruttare le conoscenze scientifiche sull'andamento dei cicli
circadiani per realizzare ambienti adeguati ai ritmi notturni. (f.n.)
Depressione stagionale, nuova cura?
Melatonina, finora usata contro jet lag, forse e' un rimedio
Scienza e Tecnologia: La depressione stagionale, che d'inverno tormenta chi ne
soffre, potrebbe essere curata con la melatonina, l'ormone usato contro il jet
lag.
I
ricercatori del Sleep and Mood Disorders Laboratory di Portland hanno
somministrato basse dosi di melatonina a pazienti affetti da SAD (Disturbo
Affettivo Stagionale), il cui umore e' migliorato. Inoltre i risultati
suggeriscono che la causa della depressione invernale potrebbe essere un
malfunzionamento dell'orologio biologico dell'organismo.
Fonte: ANSA
La melatonina delle noci protegge dai tumori e dalle malattie cardiovascolari
Una ricerca condotta da The University of Texas Health Science Center di San
Antonio mostra che le noci contengono una buona concentrazione di melatonina, un
ormone che protegge le nostre cellule dal danno ossidativo.
Relativamente pochi alimenti sono stati esaminati per il loro contenuto di
melatonina afferma il Dr Russel Reiter, professore di biologia strutturale e
cellulare del Health Science Center. I nostri studi dimostrano che la noce
contiene melatonina, che viene assorbita dal nostro organismo dopo la
digestione. La melatonina aumenta la capacità di resistere allo stress
ossidativo dovuto a molecole tossiche note come radicali liberi. La ricerca è
stata pubblicata sulla rivista Nutrition.
Molte malattie legate all'invecchiamento come l'Alzheimer e il Parkinson sono
causate da radicali liberi. Una nuova teoria afferma che l'invecchiamento è il
risultato di cambiamenti degenerativi dei tessuti dovuti ai danni da radicali
liberi. La melatonina ha la funzione di contrastare l'effetto di queste
pericolose molecole.
La melatonina si trova in tutti vertebrati e gli invertebrati, ma anche nelle
alghe, nelle muffe e nei batteri dice il dr Reiter. Nel 1995 un paio di
pubblicazioni ne segnalavano la presenza anche nelle piante. Questo vuol dire
che non solo la produciamo nel nostro corpo, ma anche che la assumiamo con
l'alimentazione.
Le noci, inoltre, contengono anche ottime quantità di omega-3, che hanno
mostrato di inibire certi tipi di tumore. Forse i due componenti si potenziano
tra loro, aggiunge il Dr Reiter. Nel mondo vegetale, la melatonina è stata
scoperta, sebbene in minime quantità, inizialmente nelle patate, nel mais e nei
pomodori. La noce ne ha molta di più, ma ancora non sappiamo quante ne dobbiamo
mangiare per assumere una dose terapeutica di melatonina.
La melatonina è meglio conosciuta come integratore per favorire il sonno. La
ghiandole pineale del nostro corpo secerne una piccola quantità di questo ormone
durante il giorno e una quantità maggiore durante la notte. Man mano che
invecchiamo, i livelli notturni di melatonina si riducono, spesso compromettendo
il sonno. Anche i danni da radicali liberi aumentano con l'età, mentre la
melatonina decresce.
Fonte: da Healthy News Service September 13, 2005
La Melatonina sembra essere efficace nel trattamento della nicturia negli uomini con ingrossamento benigno della prostata
La nicturia è una condizione comune negli uomini anziani, ed è attribuita ad un
ingrossamento benigno della prostata.
Gli uomini anziani sono inclini ai disturbi del sonno. L'alterazione del ritmo
circadiano può rappresentare un?importante componente dei disturbi del sonno ,
poiché essi migliorano dopo assunzione di Melatonina.
Scopo dello studio è stato quello di valutare la Melatonina come un potenziale
trattamento della nicturia associata all'ostruzione del flusso urinario, in 20
uomini anziani.
La Melatonina a rilascio controllato è stata somministrata al dosaggio di 2 mg.
Il periodo di follow-up ( osservazione ) è stato di 4 settimane.
Al basale, la frequenza di nicturia era di 3.1 episodi per notte. Il 35% ( n=7 )
dei pazienti presentava iperattività del muscolo detrusore e 10 ( 50% ) avevano
poliuria notturna.
La Melatonina ha ridotto di 0.32 gli episodi per notte contro una riduzione di
0.05 episodi con il placebo ( p=0.07 ).
E? stata osservata una differenza nella percentuale dei responder ( cioè con una
diminuzione di almeno 0.5 episodi per notte ) tra il gruppo trattato con la
Melatonina ed il placebo ( p= 0.04 ).
La frequenza giornaliera delle minzioni, l?International Prostate Symptom Score,
il volume di urina emessa nel corso della notte, il flusso urinario massimo ed
il volume residuo urinario post-svuotamento non sono stati modificati dal
trattamento con Melatonina.
La somministrazione di Melatonina è risultata associata ad una significativa
risposta nei pazienti con nicturia, e presenta un buon profilo di tollerabilità.
Tuttavia, non è certo se i cambiamenti osservati siano clinicamente
significativi.
Fonte: (
Xagena2004 ) Drake MJ, et al, J Urol 2004; 171: 1199-1202
Uro2004 Farma2004
Melatonina: elisir di lunga vita
Sbalzi di umore, irrequietezza, difficoltà ad addormentarti, ma anche comparsa
precoce di rughe o caduta dei capelli: sono tanti i disturbi che si possono
attenuare con la melatonina, un ormone naturalmente prodotto dal nostro
organismo che a quanto pare possiede grandi poteri.
Viene naturalmente prodotta dall'epifisi, la ghiandola endocrina pineale che si
trova nella parte centrale del cervello e che ha il compito di regolare i ritmi
ormonali dell'organismo. La sua secrezione comincia nell'età dell'adolescenza,
ma diminuisce con gli anni, soprattutto una volta superati gli anta. Sempre più
studi confermano che una produzione ottimale di melatonina mantiene il sistema
immunitario e tutto l'organismo giovane ed efficiente, mentre una produzione
scarsa ne provoca il progressivo invecchiamento. La notizia positiva è però che
si può assumere sotto forma di integratore e senza pericolo di sovradosaggio: in
caso di carenza, infatti, l'integrazione va a ripristinare i giusti valori,
mentre se già ce ne è a sufficienza, il di più fa solo riposare la ghiandola
pineale, rallentandone il deterioramento e preservandola per il futuro. Altra
buona notizia, la melatonina è assolutamente innocua, non dà tossicità neanche
se presa in dosi elevate, tuttavia è sempre bene rivolgersi al medico per
conoscere le corrette dosi di assunzione, in modo da garantirsi un apporto
ottimale. Ma quali sono i suoi reali benefici? Scopriamoli insieme.
Antistress naturale
La melatonina aiuta a tenere sotto controllo lo stress, gli sbalzi d'umore e le
tensioni nervose. Questo perché ha un'azione positiva sui neurotrasmettitori,
delle sostanze chimiche naturali che permettono la comunicazione tra le cellule
nervose. Per lo stesso motivo, è anche utile per mantenere la linea, visto che
tiene a bada gli attacchi di fame nervosa (quelli che ci spingono a frugare
sempre in dispensa, tanto per intenderci), mentre viene consigliata alle donne
in menopausa per diminuire i tanti disturbi, di carattere psicologico e fisico,
legati a questa delicata fase della vita.
Contro le rughe
La melatonina è anche un prezioso alleato della bellezza: il merito principale è
della sua funzione antiossidante, ancora più potente delle famose vitamine
antietà (C ed E) in grado di arginare l'attacco dei radicali liberi, le molecole
che provocano l'ossidazione dei vari organi, compresa la pelle, e quindi una
comparsa precoce di rughe. Sempre in tema di bellezza, tiene a freno la caduta
dei capelli, poiché favorisce un buon trofismo dei follicoli piliferi.
Per favorire un buon sonno.
È stato verificato che la produzione di melatonina si attiva la sera, per poi
proseguire fino al mattino dopo. È come un interruttore, che dà inizio al sonno
regolando il ritmo sonno-veglia. Non per niente il suo primo utilizzo fu proprio
per combattere la sindrome da jet-lag, tipica di chi fa lunghi viaggi in aereo
con cambiamenti di fuso orario notevoli. Ecco perché una scarsa produzione di
melatonina può dare problemi di insonnia, mentre una quantità sufficiente è
importante per garantirci un riposo di qualità, con le giuste ore di sonno
profondo, che è poi quello che permette all'organismo di ritemprarsi veramente.
La sua naturale produzione si attiva con l'oscurità (quindi niente luci quando
dormiamo), ma se serve un'integrazione, la melatonina va assunta circa un'ora e
mezzo prima di addormentarsi, in modo da darle il tempo di agire.
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