Questione di pH e terapia Gerson
Ambiente alcanino e sangue ben ossigenato: il ritorno della salute
La
Terapia Gerson è una terapia nutrizionale olistica e disintossicante per
patologie croniche e degenerative che può vantare ottant'anni di
successi su malattie diverse come l'emicrania, il melanoma avanzato, la
fibromialgia, la tubercolosi, il diabete e l'artrite reumatoide. Il
dottor Max Gerson la sviluppò agli inizi del ventesimo secolo per
cercare di alleviare le sue atroci e debilitanti emicranie, ma poi
scoprì prima che essa invertiva la tubercolosi della pelle, quindi che
curava altri tipi di tubercolosi, il diabete, l'artrite reumatoide e
infine tumori di vario genere. Egli non affrontò questo problema da un
punto di vista teorico; piuttosto, la sua terapia si è evoluta
empiricamente in base alle esperienze e agli esperimenti clinici. La
teoria è stata plasmata da successi e fallimenti: quello che funzionava è
stato mantenuto, quello che non funzionava è stato analizzato, spiegato
e scartato.
La Terapia Gerson si basa sulle
conclusioni del dottor Gerson secondo cui la malattia cronica è causata
soprattutto da due fattori: carenze nutritive e tossiemia. Quando si
pone rimedio a queste due cause fondamentali, il potente sistema
immunitario del corpo è in grado di riparare praticamente qualsiasi
patologia, spesso a un'incredibile velocità. Non occorre "stimolare" il
sistema immunitario, come molte immunoterapie oggi cercano di fare: il
sistema immunitario è concepito e ottimizzato per riparare da solo
qualsiasi disfunzione. Le patologie non si manifestano perché il sistema
immunitario "ignora" una minaccia, ma perché è sprovvisto del
necessario per combatterle, così come un esercito magistralmente
addestrato non può fare granché contro un aggressore se è sprovvisto
delle armi, le munizioni, il cibo, le fortificazioni e gli indumenti
adatti. Una volta fornito al sistema immunitario il supporto adeguato,
esso si risveglia e agisce con velocità e potenza incredibili.
Sviluppi recenti della ricerca sul cancro
el 2010, il medico Nicholas Gonzalez e la sua partner Linda Isaacs hanno pubblicato The Trophoblast and the Origins of Cancer
(Gonzalez N., Isaacs L., New Spring Press, New York City, 2010).
Leggendo questo libro, sono sorte in noi molte domande che hanno portato
a una vivace e illuminante discussione con il dottor Gonzalez.
È chiaro che – poiché la Terapia Gerson
ha riportato eccellenti risultati nella cura delle malattie croniche e
degenerative durante gli ultimi ottanta anni – le spiegazioni offerte
dai suoi praticanti sulle cause del cancro e di altre patologie devono
avere un fondamento nella realtà. A differenza dei dati altamente
manipolati dei produttori della chemioterapia, la Terapia Gerson ha
sempre ottenuto guarigioni a lungo termine da tumori "terminali",
misurandole in decenni e non in settimane o mesi. Comunque, ci sono
sempre margini di miglioramento. Era chiaro che Trophoblast
conteneva in seme una comprensione più sviluppata sulle origini del
cancro e della malattia cronica in generale, basata in parte
sull'eccellente opera di John Beard, uno scienziato e ricercatore
britannico della fine del XIX secolo.
Sistemi immunitari attivi e passivi
Il nostro corpo possiede numerose difese
contro gli attacchi di agenti patogeni di tutti i tipi. Alcune di
queste difese sono attive, altre passive. La differenza è simile alla
difesa opposta da un alto muro di pietre o dal fossato di un castello.
Né l'uno né l'altro sono una garanzia assoluta in caso di attacco, ma
l'efficienza dei difensori è molto potenziata da valide fortificazioni
difensive. Nel caso del nostro sistema immunitario, i sistemi immunitari
attivi consistono di minuscoli guerrieri, i globuli bianchi, in grado
di cercare e distruggere le minacce al corpo. Come per un esercito, i
sistemi attivi vanno costantemente mantenuti da un treno logistico, che
in genere è molto costoso. Un sistema passivo, invece, come un muro di
pietre alto e spesso, una volta costruito, richiede cure e manutenzione
minime, e serve a scoraggiare qualsiasi potenziale aggressore, allo
stesso tempo offrendo alla forza attiva un'efficace base d'appoggio in
qualsiasi conflitto.
In questa sede ci focalizzeremo sui
sistemi passivi, che sono patrimonio del nostro codice genetico. La
natura favorisce sempre l'efficienza, in qualsiasi sistema. Il sistema
immunitario non fa eccezione. La natura ci ha fornito di sistemi
immunitari passivi altamente efficienti, integrati da sistemi immunitari
attivi.
Uno dei fattori più importanti del
nostro sistema difensivo passivo è il mantenimento di un adeguato
livello di alcalinità. Più avanti parleremo delle conseguenze di uno
squilibro di tale fattore, perché molti altri sistemi dipendono
interamente dal pH dell'ambiente corporeo.
La sopravvivenza di tutte le cellule del
corpo dipende da un regolare e copioso apporto di ossigeno. Tale
apporto è indispensabile per ogni cellula di tutte le strutture
corporee. Dimostreremo che un apporto di ossigeno adeguato e
correttamente distribuito dipende da un pH sanguigno giusto e
leggermente alcalino.
Gli enzimi proteolitici (che digeriscono
le proteine), prodotti dal pancreas, sono presenti nei fluidi e nelle
strutture del corpo e costituiscono un elemento importante del nostro
sistema immunitario, perché regolano la crescita e lo sviluppo delle
cellule di ricambio di tutte le nostre strutture fisiologiche. L'apporto
adeguato e la distribuzione generale di questi enzimi sono fondamentali
per consentire la riparazione e sostituzione delle nostre cellule,
oltre che l'eliminazione delle cellule che hanno raggiunto la fine della
loro esistenza utile o che sono morte a causa di ferite, malattia o
agenti patogeni. Gli enzimi proteolitici, per funzionare, richiedono un
ambiente alcalino (pH > 7.0) e vengono neutralizzati o disattivati da
un ambiente acido (pH < 7.0).
Tutte le cellule del nostro corpo – con
poche, importanti eccezioni – vengono sostituite più o meno ogni 18 mesi
(alcune in tempi notevolmente più brevi). Quando le cellule muoiono al
termine della loro normale durata di vita, si attiva un processo che
genera una cellula di ricambio praticamente caso per caso. Ciò vuol dire
che siamo costantemente in riparazione: piccole parti di noi vengono
rimosse ed eliminate, in modo che l'età media di tutte le cellule del
nostro corpo sia di circa nove mesi. Poiché le nostre cellule vengono
costantemente sostituite, qualsiasi malattia cronica che duri più di
diciotto mesi è il risultato di qualcosa che stiamo facendo per
mantenere tale malattia nel nostro corpo. In assenza di questo
"qualcosa", qualsiasi tessuto malato verrebbe eliminato e sostituito con
cellule nuove e sane in 18 mesi o meno.
Rinnovamento
È generalmente accettato che il numero
di cellule nel corpo umano è un piccolo multiplo di 100 bilioni (1014). È
generalmente accettato anche che praticamente tutte le cellule del
corpo vengono sostituite almeno una volta ogni anno e mezzo.
Tutto questo comporta dei numeri
stupefacenti. Un anno e mezzo sono circa 550 giorni (1.5 x 365). Poiché
vi sono circa 1014 (più o meno 100 bilioni) di cellule da sostituire in
550 giorni, ogni 24 ore vengono sostituite in media 1014 / 5.5 x 102, o
1.8 x 1011 cellule. Ciò vuol dire che devono essere generate ogni giorno
180 miliardi di cellule, mentre altre 180 miliardi vanno digerite ed
eliminate dal sistema. Una domanda che sale subito alla mente leggendo i
numeri di cui sopra è: "Da dove vengono queste cellule?".
È nostra convinzione che ogni cellula si
sviluppi da una cellula staminale adulta, delle quali dobbiamo disporre
in un numero praticamente identico a quello delle cellule stesse.
Inoltre, le cellule che muoiono devono essere sostituite da nuove
cellule a un tasso indistinguibile dall'unità (1:1). In che modo venga
regolato questo tasso è un mistero: quando una cellula muore, viene
inviato un segnale elettrico, chimico, biologico o di altro tipo che
ancora non siamo in grado di riconoscere. Una volta inviato questo
segnale, una cellula staminale viene attivata, oppure duplicata e quindi
attivata per cominciare il processo di crescita e sostituzione.
I semi della vita
Vi sono almeno due fattori critici
nell'evoluzione di una cellula staminale in una cellula matura,
differenziata ed efficiente. Uno è il meccanismo interno, insito nel DNA
della cellula, che le assegna il modello da seguire durante il suo
sviluppo. L'altro fattore è l'ambiente nel quale essa è nata e deve
svilupparsi.
Ipotizzando che una cellula staminale
inizi lo sviluppo con un DNA intatto, devono essere le variabili
ambientali a modulare e dirigere la sua crescita, in meglio o in peggio.
Il corpo è responsabile delle variabili globali, piuttosto che dello
sviluppo individuale di ciascuna cellula, e in questo è molto
efficiente. L'ossigeno e il pH vengono mantenuti a livelli precisi, la
concentrazione di enzimi proteolitici è fissata a livelli ottimali,
vengono forniti nutrienti e ogni cellula si sviluppa in un ambiente
nutriente e ricco di ossigeno, in cui i geni entrano in funzione nel
momento migliore per lo sviluppo della cellula.
Il fatto che tale processo si verifichi
centinaia di miliardi di volte ogni giorno, e che noi esseri umani
sopravviviamo tanto a lungo in ogni sorta di ambiente, clima e
situazione, mostra quanto esso sia incredibilmente resiliente. Da ciò
capiamo anche perché la ricerca sulle cellule staminali sia tanto
importante. Ognuno di noi ha tante cellule staminali quante gliene
occorrono per tutta la vita, probabilmente nello stesso numero delle
cellule stesse.
Le cellule staminali possono restare
inattive, scindersi in due cellule staminali, evolversi normalmente in
una cellula differenziata ed efficiente o trasformarsi in un
trofoblasto: il tutto è determinato da segnali esterni ricevuti
dall'ambiente. Tutti i risultati, a parte l'ultimo, sono processi
normali; l'ultimo è un processo normale per un ovulo fecondato
nell'utero. Se quest'ultimo processo si verifica in qualsiasi altro
luogo, o in qualsiasi altra circostanza, è l'inizio del cancro.
Acidità, ossigeno e cancro
Sappiamo che uno dei principali compiti
del torrente sanguigno è trasportare ossigeno vitale a ciascuna cellula
del corpo, 24 ore al giorno. Ciò viene effettuato attraverso i globuli
rossi (GR), i quali galleggiano nel sangue, ognuno separato dagli altri,
trasportando ossigeno sulla propria superficie. Se essi collidono in
presenza di grasso atomizzato, si saldano insieme come rotoli di monete,
restando incollati fino a quando il grasso nel sangue non viene
metabolizzato ed eliminato. Finché i GR restano incollati, la loro
superficie non può assorbire ossigeno; inoltre, tali rouleaux
(come vengono chiamati i blocchi di cellule) non possono più passare
attraverso i minuscoli capillari, come invece è possibile per i piccoli
GR individuali. Il torrente sanguigno perde così una percentuale
significativa della sua capacità ossigenante, oltre che la possibilità
di raggiungere tutto il sistema servito dai capillari. Organi importanti
cominciano allora a essere carenti di ossigeno.
I rischi connessi a tale situazione sono
stati scoperti grazie ad alcuni esperimenti compiuti all'inizio del XX
secolo dal Premio Nobel Otto Warburg, il quale ha osservato che privando
un tessuto di ossigeno, questo diventava cancerogeno; inoltre, il
processo non si invertiva riportando ossigeno al tessuto. Oggi crediamo
che ciò che Warburg stava osservando non erano normali cellule che
diventavano cancerogene, ma cellule che stessero morendo per mancanza di
ossigeno, mentre le nuove cellule nascevano in un ambiente in cui il
normale apporto di ossigeno semplicemente non era presente. Senza
dubbio, la maggior parte di tali nuove cellule morirebbe, ma alcune,
magari pochissime, potrebbero sopravvivere usando come fonte di energia
la fermentazione, anziché il molto più efficiente processo
dell'ossidazione. Tuttavia, le cellule che usano la fermentazione non
hanno l'energia per evolversi o funzionare normalmente: tutto ciò che
possono fare è proliferare e scindersi all'infinito. Questo è il cancro.
Se è così disperatamente importante
impedire ai GR di collidere, deve esistere un meccanismo che li tiene
separati. Di fatto, vediamo nelle fotomicrografie di sangue normale un
campo riempito di piccoli cerchi che alla vista sembrano insolitamente,
uniformemente distanziati. Come fanno milioni di GR a mantenere questa
strana, regolare distanza?
Il fatto è che alla loro superficie i GR
trasportano elettroni in numero sufficiente da avvolgerli in una
piccola rete di carica negativa. Quando due GR si avvicinano, si
respingono reciprocamente a causa della loro carica simile: più si
avvicinano, più fortemente si respingono. In teoria, non dovrebbero mai
collidere.
Questo ci dovrebbe proteggere, e
normalmente è così, ma quando il normale pH del sangue, che è
leggermente alcalino (7.35-7.36), diventa acido, tali importantissimi
elettroni si staccano dai GR, facendo sì che questi ultimi collidano e
si incollino tra loro. Qui il macro fattore del pH opera a livello micro
(GR individuali), perché mantiene un ambiente adatto al trasporto di
ossigeno. Disturbando l'equilibrio del pH, improvvisamente il sangue non
può più trasportare abbastanza ossigeno e gli organi e i tessuti
diventano a rischio di tumore.
Gli enzimi proteolitici e la loro influenza sullo sviluppo delle cellule staminali
Anche una quantità adeguata di enzimi
proteolitici è importante per lo sviluppo dell'ambiente cellulare, così
come lo è un livello di pH elevato quanto basta (alcalino) per
consentire agli enzimi di funzionare correttamente. Durante i suoi primi
stadi, la cellula staminale viene spinta in una tra due direzioni, a
seconda della quantità di enzimi proteolitici nelle sue immediate
vicinanze. Questo, naturalmente, si traduce nella necessità di
un'adeguata quantità di enzimi proteolitici nell'ambiente generale del
corpo e di un simultaneo pH globale alcalino, poiché lo sviluppo delle
cellule staminali si verifica miliardi di volte al giorno, in ogni
angolo e anfratto della nostra struttura.
Le due direzioni in cui la cellula
staminale può svilupparsi sono: una normale cellula adulta differenziata
(con abbastanza enzimi proteolitici funzionanti) o un trofoblasto (il
quale, nella maggior parte dei casi, rappresenta l'origine del cancro).
Abbiamo visto che un corpo normale viene
poderosamente rinnovato e ricreato tutti i giorni: quasi 200 miliardi
di cellule si creano e altrettante si eliminano quotidianamente. Se
l'ambiente è normale, sano [alcalino] e provvisto di enzimi proteolitici
attivi in numero adeguato, il processo procede senza intoppi, così come
dovrebbe essere. Se invece nel sistema manca un numero adeguato di
enzimi, alcune di questi miliardi di cellule prenderanno la strada
sbagliata, trasformandosi in cellule tumorali. Se anche solo un decimo
dell'uno per cento di queste cellule si trasforma in trofoblasti, vuol
dire che ci sono 200 milioni di nuove cellule tumorali ogni giorno. Il
nostro sistema immunitario dovrebbe essere in grado di gestire tale
situazione, ma resta il fatto che la formazione di tali cellule rivela
una grave depressione di quelle funzioni. Non è necessaria la
sopravvivenza di molte cellule cancerogene ogni giorno per generare e
rigenerare un tumore, e la loro ubicazione nel corpo è praticamente
irrilevante.
Quando un malato di cancro è sottoposto a
un intervento chirurgico di rimozione del tumore, senza che nulla venga
fatto sull'ambiente interno generale (l'ambiente stesso che in primo
luogo aveva portato alla formazione del tumore), i processi quotidiani
del corpo, operando nello stesso ambiente, continueranno a creare
cellule tumorali a un tasso elevatissimo. In certi casi, ciò porterà a
ulteriori lesioni tumorali. L'offesa portata al corpo dall'intervento
chirurgico, naturalmente, accelererà il processo.
Influenze acidificanti nella vita quotidiana
Poiché il livello pH del corpo è
fondamentale sia per il trasporto dell'ossigeno che per lo sviluppo
delle cellule staminali, è determinante anche per la nostra salute
generale, per la prevenzione del cancro e per l'inversione di
quest'ultimo. Noi dobbiamo lavorare per mantenere un input nutritivo che
assicuri un pH alcalino.
Ma se ci guardiamo intorno e analizziamo
la nostra dieta, vediamo troppi cibi, sostanze e bevande che tendono a
far scendere il nostro pH a pericolosi livelli acidi. La principale tra
tutte queste influenze – soprattutto negli Stati Uniti – è la quantità
di proteine animali che assumiamo quotidianamente. Vi sono tuttavia
molte altre influenze nocive, tra cui il caffè, le medicine, le sostanze
chimiche usate in agricoltura, le droghe occasionali, molti grassi e
oli, i fast food, gli alimenti trattati e i prodotti della farina
raffinata: tutto ciò tende ad acidificare il corpo.
Non meraviglia che quando invecchiamo, i livelli pH che abbiamo coltivato per tutta la vita comincino a scendere sotto il 7.0. La maggior parte delle persone anziane ha livelli pH di 6.5 o ancora più bassi, e quando il cancro si manifesta sotto forma di malattia identificabile (tumore, lesione), tale livello è sceso ulteriormente.
L'unico modo per ripristinare la salute nell'ambiente di un corpo malato è riportare il livello pH ai suoi valori normali: 7.35 o 7.36. Altrimenti, "stiamo pulendo il tappeto durante un acquazzone, ignorando che nel soffitto c'è un buco enorme".
Non meraviglia che quando invecchiamo, i livelli pH che abbiamo coltivato per tutta la vita comincino a scendere sotto il 7.0. La maggior parte delle persone anziane ha livelli pH di 6.5 o ancora più bassi, e quando il cancro si manifesta sotto forma di malattia identificabile (tumore, lesione), tale livello è sceso ulteriormente.
L'unico modo per ripristinare la salute nell'ambiente di un corpo malato è riportare il livello pH ai suoi valori normali: 7.35 o 7.36. Altrimenti, "stiamo pulendo il tappeto durante un acquazzone, ignorando che nel soffitto c'è un buco enorme".
Influenze alcalinizzanti e ripristino del pH
In generale, così come gli alimenti a
base di proteine animali producono acidità dopo il metabolismo, le
ceneri rimanenti dopo il metabolismo (digestione) di alimenti a base
vegetale producono alcalinità (con alcune eccezioni). Grazie all'elevata
quantità di cibi e succhi a base vegetale somministrati quotidianamente
nella Terapia Gerson, il pH del paziente si alza molto velocemente,
sulla scala di giorni più che di settimane. Con il ripristino del pH ai
livelli alcalini, la capacità di trasportare ossigeno da parte del
torrente sanguigno viene ripristinata, il sangue si diluisce, il
benessere generale del paziente e le sue funzioni mentali migliorano e
il dolore diminuisce sensibilmente, benché lui/lei abbia ancora molta
strada da fare.
Tutte le strutture e gli organi
funzionano meglio con l'ossigeno. Ciò vale soprattutto per il cervello,
che è uno dei principali consumatori di ossigeno nel corpo. L'ottimismo e
la speranza fanno ritorno. La pelle comincia a recuperare il suo tono e
il suo colore, poiché ora viene rifornita di ossigeno ed enzimi
ossidanti grazie all'abbondante assunzione di succhi di frutta e verdure
fresche e organiche.
Quando il livello pH è tornato alcalino,
gli indispensabili enzimi proteolitici si riattivano e riprendono la
loro funzione consistente nel dirigere la giusta sequenza di eventi
riguardo la sostituzione e il rinnovo delle cellule morte, e
l'eliminazione della materia morta (incluse le cellule tumorali ora
morenti, perché non stanno più ricevendo i nutrienti o l'ambiente che il
cancro necessita per crescere e proliferare).
Con questo non si vuole affatto
intendere che i pazienti siano "curati". Non è possibile guarire in
pochi giorni da una malattia che ha richiesto anni, persino decenni, per
svilupparsi, ed è il risultato di un collasso generale del sistema
conglomerato che chiamiamo "immunità". Ma la reazione rapida del corpo
non è immaginaria né teorica: il paziente la vive come una significativa
riduzione del dolore, un ritorno di energia, una notevole sequenza di
"reazioni di guarigione" (talvolta note come "reazioni omeopatiche") e
un aspetto molto migliore. Poiché il dolore dovuto a un tumore è spesso
molto intenso, la rapida riduzione di esso dovrebbe bastare, per molti
pazienti, a giustificare l'uso della Terapia Gerson.
Gli enzimi proteolitici e la rimozione delle cellule morte
Prima abbiamo parlato delle cifre
incredibili connesse alla sostituzione e il rinnovo di tutte le nostre
cellule nell'arco di 18 mesi, ma non abbiamo ancora accennato al
problema dell'eliminazione delle centinaia di miliardi di cellule che
muoiono ogni giorno. Le cellule che muoiono sono quasi sempre parte
della matrice di una struttura o ghiandola che deve continuare a
funzionare mentre il lavoro di riparazione è in corso. Se le cellule
morte non sono rimosse, formeranno una massa diffusa di carne putrefatta
che non può farci certo del bene.
Uno degli effetti della mancata rimozione delle cellule morte è che la matrice circostante comincia a ricevere i sottoprodotti della materia in decomposizione. Non importa se si tratta di cellule normali morte semplicemente perché giunte alla fine del loro ciclo vitale, cellule morte a causa di lesioni o tossiemia, cellule tumorali morte poiché non possono sopravvivere in un ambiente alcalino o agenti patogeni e anticorpi che hanno terminato la loro battaglia nella struttura. Questo materiale necrotico, se non viene eliminato, acidificherà ulteriormente l'ambiente, avvelenando ancora di più il paziente.
Uno degli effetti della mancata rimozione delle cellule morte è che la matrice circostante comincia a ricevere i sottoprodotti della materia in decomposizione. Non importa se si tratta di cellule normali morte semplicemente perché giunte alla fine del loro ciclo vitale, cellule morte a causa di lesioni o tossiemia, cellule tumorali morte poiché non possono sopravvivere in un ambiente alcalino o agenti patogeni e anticorpi che hanno terminato la loro battaglia nella struttura. Questo materiale necrotico, se non viene eliminato, acidificherà ulteriormente l'ambiente, avvelenando ancora di più il paziente.
Normalmente, il materiale necrotico
viene smaltito dagli enzimi proteolitici che dovrebbero essere diffusi
in tutto il corpo per digerire la materia delle cellule morte, affinché
essa venga eliminata dal torrente sanguigno. Se nell'ambiente c'è
carenza di enzimi proteolitici a causa del loro uso da parte del sistema
digerente (per metabolizzare pasti a base di proteine animali, per
esempio) o se l'ambiente è così acido che l'azione enzimatica viene
disattivata, gli enzimi non possono svolgere la loro fondamentale
funzione, il materiale morto non viene rimosso e l'ambiente locale
diventa ancora più acido, malato e sfavorevole alla guarigione e a un
sano metabolismo.
La Terapia Gerson, oltre al protocollo
Kelley ulteriormente sviluppato da Gonzalez, forniscono quantità
abbondanti di nuovi enzimi proteolitici al corpo. Gonzalez descrive nel Trophoblast
i suoi studi sull'efficacia e la produzione degli integratori di enzimi
proteolitici, concludendo con quella che considera l'integrazione
ottimale da fornire ai suoi pazienti.
In entrambe le terapie, gli enzimi proteolitici sono un elemento fondamentale. È certamente chiaro, almeno per me, che anche l'ambiente alcalino favorevole agli enzimi è della massima importanza per l'eliminazione quotidiana delle cellule morte. Entrambi questi importanti elementi vengono parzialmente o completamente negati da una dieta ricca di proteine animali, perché gli enzimi che vengono usati per digerire i pasti ricchi di proteine non sono più disponibili per altre funzioni critiche, e perché gli enzimi rimanenti vengono neutralizzati dall'influenza acidificante delle ceneri rimanenti dopo il metabolismo delle proteine animali.
In entrambe le terapie, gli enzimi proteolitici sono un elemento fondamentale. È certamente chiaro, almeno per me, che anche l'ambiente alcalino favorevole agli enzimi è della massima importanza per l'eliminazione quotidiana delle cellule morte. Entrambi questi importanti elementi vengono parzialmente o completamente negati da una dieta ricca di proteine animali, perché gli enzimi che vengono usati per digerire i pasti ricchi di proteine non sono più disponibili per altre funzioni critiche, e perché gli enzimi rimanenti vengono neutralizzati dall'influenza acidificante delle ceneri rimanenti dopo il metabolismo delle proteine animali.
Conclusione
Abbiamo cercato di estendere la logica
della Terapia Gerson al livello cellulare spiegando, con l'aiuto
dell'opera del dottor Gonzalez sui trofoblasti e gli enzimi
proteolitici, come lo sviluppo delle cellule staminali in cellule
differenziate e l'eliminazione delle cellule morte nella nostra matrice
strutturale abbiano bisogno di adeguati livelli di enzimi proteolitici e
del giusto pH. La Terapia Gerson, da più di ottanta anni, riscuote
successi nella prevenzione e nell'inversione di malattie croniche o
"incurabili", anche perché corregge velocemente i livelli pH
dell'ambiente interno, riportandoli all'alcalinità attraverso
l'alimentazione, come primo mezzo di manipolazione, e perché ripristina
la quantità corretta e l'efficienza degli enzimi pancreatici.
Lo scritto qui pubblicato è la
trascrizione di una conferenza tenuta da Howard Straus lo scorso 18
luglio 2010 in Giappone presso la Cancer Control Society.
Traduzione di Daniele Pietrini
Traduzione di Daniele Pietrini
Gli elementi base della Terapia Gerson
1) Inondare il corpo di nutrienti completi e di alta qualità per colmare le carenze nutritive di una vita intera.
2) Disintossicare il corpo da decenni di abusi tossici e insistere con la disintossicazione anche mentre vengono eliminati i sottoprodotti della cura e le inevitabili tossine a cui tutti siamo esposti.
3) Integrare i cibi e gli alimenti con vitamine, minerali ed enzimi per ripristinare il naturale equilibrio chimico e biologico del corpo. Tutti gli integratori sono sostanze che si rinvengono naturalmente in un corpo sano.
2) Disintossicare il corpo da decenni di abusi tossici e insistere con la disintossicazione anche mentre vengono eliminati i sottoprodotti della cura e le inevitabili tossine a cui tutti siamo esposti.
3) Integrare i cibi e gli alimenti con vitamine, minerali ed enzimi per ripristinare il naturale equilibrio chimico e biologico del corpo. Tutti gli integratori sono sostanze che si rinvengono naturalmente in un corpo sano.
Howard Straus
Nipote del Dottor Max Gerson, si è
laureato al Massachusetts Institute of Technology (MIT), e attualmente
vive a Carmel, in California. Da vent'anni si impegna per la terapia
Gerson, come uno dei direttori del Gerson Institute, redattore capo del
Notiziario Gerson Healing Newletter, Presidente del Cancer Research
Wellness Institute e come editore di numerosi volumi e opuscoli sulla
Terapia Gerson.
Ha negoziato la pubblicazione in 9 lingue del volume Healing the Gerson Way (Guarire con il Metodo Gerson, pubblicato in Italia dalla Macro Edizioni nel 2009) ed è l'autore di una biografia di suo nonno: Dr. Max Gerson. Healing the Hopeless, tradotto anche in tedesco.
Articolo pubblicato per gentile concessione della rivista Scienza e Conoscenza http://www.scienzaeconoscenza.it/
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