Meccanismi d'azione della terapia
di bella.
L’ipotesi “centrale” della terapia di bella.
La filosofia alla base della terapia
del Professor Di Bella appoggia sul fatto che tutti gli organismi viventi
possiedono sia i meccanismi responsabili della differenziazione e della
crescita delle cellule tumorali, sia le difese per combattere lo sviluppo delle
medesime.
Quando
si sviluppa un tumore prevalgono i meccanismi che stimolano la proliferazione
caotica ed incontrollata del “nuovo” tipo di cellule (neoplasia) che, potranno
(o meno) invadere l’organismo fino ad ucciderlo. Visto che i meccanismi di
controllo di questo equilibrio tra
creazione di cellule neoplastiche e loro “controllo” appartengono già al
patrimonio dell'organismo, per ottenere un efficace contenimento del tumore
dovremo soltanto stimolare adeguatamente tutte le funzioni metaboliche che
tendono all’eliminazione delle cellule neoplastiche, inibendo
contemporaneamente i meccanismi che aiutano invece la crescita tumorale. In
questo modo si ripristinerà l'equilibrio originario caratterizzato dalla
crescita controllata delle cellule nei diversi tessuti ed organi del soggetto.
La terapia del professor di bella,
agendo sulle cellule sane e sul loro metabolismo e non direttamente sulle cellule tumorali, si
propone di stimolare i meccanismi “naturali” di lotta dell’organismo e,
attraverso questi, di produrre attorno ad ogni cellula “degenerata” un ambiente
sfavorevole ed ostile per le sue funzioni vitali, siano esse di crescita che di
riproduzione.
Così
facendo la terapia cerca di ridurre le capacità vitali e riproduttive della
cellula malata impedendogli di crescere e di proliferare in maniera abnorme,
Nel contempo favorisce la “maturazione strutturale” (invecchiamento) del
tessuto tumorale aumentando pertanto le
possibilità che le cellule anomale vadano incontro ad una precoce "apoptosi" e cioè alla
morte naturale.
L’ipotesi “centrale” della “chemio” e della radioterapia.
Al
contrario, lo scopo principale dei farmaci chemioterapici è quello di
esercitare un'azione tossica e distruttiva direttamente sulla cellula
neoplastica e quindi di ucciderla.
Le
terapie radianti invece cercano di uccidere le cellule malate attraverso il
bombardamento con radiazioni provenienti
da sorgenti esterne (es. cobaltoterapia), oppure facendo assorbire attraverso
la circolazione sanguigna alle cellule malate un composto radioattivo in
quantità letale. Mentre nel primo caso
si ottiene un effetto di tipo “chirurgico” in cui si cercano di uccidere tutte le cellule (sane o
malate) della zona in cui si sviluppa la massa tumorale, nel secondo il
meccanismo d’azione è assimilabile, per obiettivi ed effetti “sistemici”, a
quello delle chemioterapie.
Le
chemioterapie, che prevedono la somministrazione di veleni od addirittura di
cocktails di veleni, basano, a grandi
linee, la loro efficacia sulla maggior “affinità metabolica” dei componenti
chemioterapici nei confronti delle cellule malate piuttosto che per quelle
“sane”.
La funzionalità dei chemioterapici risulta
collegata non ad una vera selettività del principio attivo nei confronti
delle cellule malate, ma alla maggior quantità di composto tossico che queste
riescono ad assorbire dai fluidi corporei rispetto alle loro consorelle “sane”.
Quello che “fa la differenza” è la
velocità del metabolismo. Le cellule malate sono in genere molto più attive
della maggior parte delle “sane” per cui assorbono molto “veleno” e, in teoria,
dovrebbero morire con maggior facilità.
Purtroppo, se questo è “generalmente
vero”, esistono alcune eccezioni a questa regola. Infatti esistono anche
cellule tumorali in stato di “latenza” (dette anche “quiescenti”, cioè in una
sorta di letargo e pertanto con un metabolismo praticamente fermo) o protette
nei cosiddetti “santuari” cioè in tessuti poco “irrorati” che sfuggono alla
“chemio”; mentre purtroppo muoiono avvelenate molte cellule sane e
particolarmente le più “attive”.
Gli effetti secondari e collaterali della chemioterapia.
La chemioterapia tende quindi ad
uccidere le cellule tumorali, ma, per fare questo, uccide anche molte cellule
“sane” provocando pesanti danni ai tessuti più attivi (ghiandole: fegato,
pancreas, testicoli od ovaie, gangli linfatici, ecc.; cute ed annessi (epiteli):alterazione della pelle, caduta dei
capelli e dei peli, danni alle unghie, ecc.; tessuti di rivestimento degli
organi interni: stomaco, intestino, vescica e altri; sangue e tessuti
emopoietici: globuli bianchi, piastrine e midollo osseo) ed inoltre alle cellule in “fase giovanile” o
“staminale” che dir si voglia.
Da qui le pesanti conseguenze per la
cosiddetta qualità della vita dei pazienti
sotto trattamento chemioterapico (estrema debolezza, malessere, perdita
dei capelli, sterilità, scarso stimolo sessuale, amenorrea, diarrea, nausea,
vomito e inappetenza, sensibilità alle infezioni, e così via).
Oltre
ai sintomi sopra descritti che rendono la vita del malato un vero inferno, quello che più preoccupa è che, passato
l'effetto chemioterapico antitumorale, l’organismo spesso non riesce a contrastare efficacemente
né le infezioni esterne né lo sviluppo delle cellule tumorali eventualmente
sopravvissute e questo a causa dei danni al sistema immunitario provocati dai trattamenti.
L’organismo e le sue difese naturali.
Come
detto in altra parte (La lotta ai tumori), in ogni individuo si generano di continuo
cellule con acidi nucleici (i componenti del DNA cioè del codice genetico)
modificati rispetto alle cellule sane. In condizioni normali queste cellule
modificate, e pertanto potenzialmente tumorali, non riescono a sopravvivere
all’attacco del sistema immunitario e vengono distrutte. L’insorgere di una
neoplasia “maligna” si ha solo quando le difese dell’organismo risultano
insufficienti a controllare efficacemente lo sviluppo di tali cellule.
Quando
si sviluppa un tumore maligno nell'organismo, significa quindi che sono
insufficienti i normali meccanismi di controllo e che stanno prevalendo i
meccanismi che stimolano la proliferazione caotica ed incontrollata delle
cellule modificate, il cui proliferare risulterà progressivamente sempre
più dannoso alle diverse funzioni
organiche fino all’estremo di provocare
la morte dell’individuo.
Purtroppo
allo stato attuale delle conoscenze non si comprendono ancora bene le ragioni
di questa “insufficienza immunitaria” dell’organismo nei confronti delle neoplasie maligne. Quello che è certo è che, anche se “insufficiente”, l’azione di
controllo non viene mai meno, neanche quando il tumore risulta diffuso e
sviluppato: pertanto, se opportunamente stimolato, il sistema immunitario è in
grado di contrastare l’azione del male
fino a cronicizzare la malattia
consentendo la sopravvivenza del malato anche per lunghi periodi e,
compatibilmente con la residua funzionalità dei diversi organi, anche quando il
tumore è in fase avanzata.
Perché si forma un tumore?
Le
cellule normali del corpo umano vengono quotidianamente sottoposte ad
innumerevoli stimolazioni dannose. Tra
queste possiamo considerare quelle provenienti dall'esterno (fattori esogeni) quali l'inquinamento, il fumo di
sigaretta, gli additivi di alcuni cibi, le sostanze ossidanti, e numerosi
altri, e quelle interne all’organismo stesso (fattori endogeni) come ad esempio alcuni ormoni, imperfezioni
nel patrimonio genetico, deficienze
immunitarie, eccetera.
Il
tumore inizia a svilupparsi quando, un brutto giorno e per una qualsiasi delle
ragioni su esposte, il meccanismo di
riproduzione di una singola cellula ”si guasta” e questa, invece di proseguire
nel suo normale ciclo vitale ed invecchiare naturalmente, subisce un repentino
ringiovanimento assumendo le funzioni di una cellula “giovanile” e, grazie ad
una spiccata attività riproduttiva ed una crescita disordinata, si scinde con
notevole rapidità generando cellule parimenti “giovanili”; le cellule figlie
manterranno tutte le “nuove” caratteristiche della cellula madre e a loro volta
le trasmetteranno alle loro figlie.
La caratteristica fondamentale di
queste cellule risiede nella capacità di non essere in grado di invecchiare e
di morire con la velocità delle cellule normali, ma anzi, innaturalmente
immortali, di continuare a riprodursi in forma esponenziale dando origine a cellule
figlie parimenti giovanili ed attive. In questa situazione se il sistema
immunitario non riesce a controllare questo folle riprodursi di cellule
anomale, si sviluppa un tumore maligno.
Perché il tumore cresce e si diffonde.
Esistono
tumori “liquidi” (od ematologici) che si
sviluppano a carico delle cellule del sangue e della linfa, e tumori “solidi”
che si sviluppano all’interno di un tessuto o di un organo. In quest’ultimo
caso le cellule tumorali potranno dare origine una massa tumorale che in molti casi, per meglio
alimentarsi e respirare, si dota di una
specifica vascolarizzazione
In
una fase successiva alcune cellule
modificate possono staccarsi dalla massa
primaria e tramite il flusso sanguigno e/o linfatico diffondersi ad altri
tessuti ed organi dando luogo alle metastasi .
Nei confronti dei propri “nemici”,
siano essi metaboliti naturali o farmaci chemioterapici, le cellule tumorali
riescono a sviluppare una efficacissima strategia difensiva grazie a continue
mutazioni genetiche ed alla conseguente generazione di cloni cellulari
resistenti all’agente antitumorale.
Pertanto, i trattamenti chemioterapici
prolungati perdono progressivamente di efficacia nei confronti di queste
cellule che hanno acquisito resistenza al farmaco e dopo un certo numero di applicazioni non
sono più in grado di incidere sullo
sviluppo del male.
Una ipotesi sui meccanismi d’azione della terapia di bella.
La
terapia di bella "base" è
composta dalla cosiddetta
"tetralogia" e cioè da quattro farmaci base
-
le vitamine
liposolubili A ed E, ( somministrate in sciroppo);
-
la bromocriptina;
-
la melatonina;
-
la somatostatina
(od il suo analogo sintetico octreotide).
L’azione
antiossidante di alcuni di questi principi attivi contrasta l’azione dei cosiddetti radicali liberi che derivano dal metabolismo ossidativo di diverse
molecole sia endogene che esogene.
L’impiego
delle vitamine A ed E e della melatonina
si basa sul fondamento che l’azione mutagena dei radicali liberi è ormai
definitivamente dimostrata; tale attività si manifesta non solo inducendo la
nascita del tumore, ma anche orientandone la differenziazione verso la
formazione di “ceppi cellulari tumorali
resistenti”.
Da
qui l’importanza dell’efficacia antiossidante dei diversi farmaci.
Le vitamine A ed E e la melatonina, oltre
all’efficacia antiossidante, contrastano anche la tendenza all’immortalità, o meglio “al
mantenersi in stadio giovanile”, delle cellule tumorali, che viceversa
invecchiando risultano più soggette all’”apoptosi”, cioè alla morte naturale.
L’acido transretinoico (principio attivo
della vitamina A) facilita la coesione
intracellulare e quindi impedisce il distacco di cellule dal tumore
riducendone la capacità di generare metastasi.
Bromocriptina e a somatostatina (od octreotide) sono principi attivi capaci di
modificare il metabolismo riproduttivo regolandolo su ritmi “normali”.
La
somatostatina inoltre, contrasta la
crescita di un sistema vascolare specifico per le masse tumorali riducendone la
respirazione e la nutrizione.
La sinergia fra i diversi principi attivi.
I quattro componenti la terapia, assunti secondo uno schema quotidiano ben preciso
che segua specifiche fasi metaboliche “circadiane” (cioè ad orari ben precisi
nell’arco della giornata), hanno manifestato una rilevante azione nel combattere la proliferazione cellulare
caotica e disordinata caratteristica dei tumori.
Posso asserire che i diversi principi
attivi proposti non sono per nulla innovativi nella terapia del cancro; quello
che Di Bella asserisce è che questi principi terapeutici, associati nelle
giuste proporzioni e assunti con la giusta tempistica, manifestano una azione
anticancro enormemente superiore a
quella descritta per le singole sostanze.
Da qui la convinzione che questi quattro farmaci sinergizzino tra loro
per ottenere nel paziente un ambiente metabolico "antitumorale”.
I farmaci “complementari” della terapia di bella.
La
terapia Di Bella prevede anche tutta un'altra serie di sostanze che possono
essere associate ai 4 farmaci fondamentali a seconda delle caratteristiche del
paziente, dell'organo di origine della malattia e della sua diffusione.
Anche
questi sono farmaci comuni ed utilizzati frequentemente in queste od in altre
terapie:
-
sali di calcio in
diversa forma attiva;
-
vitamine come la
vitamina D e l'acido ascorbico o
vitamina C;
-
chemioterapici come la
ciclofosfamide e l'idrossiurea;
-
sostanze ormonali come
l'aminoglutetimide ed il cortisone;
-
sostanze attive sulla
matrice intercellulare come la glucosamina ed il galattosaminglucuronoglicano
solfato;
-
l'isoniazide;
-
l'urotropina;
-
la tetracosactide;
-
la seleniometionina;
-
alcuni difosfonati.
Anche questi farmaci agiscono sui medesimi
meccanismi di riproduzione e
differenziazione delle cellule tumorali già descritti e sul meccanismo
immunologico dell’individuo e quindi manifestano una azione sinergica con i
componenti “base”:
-
la ciclofosfamide facilita l’apoptosi delle cellule tumorali;
-
l'acido ascorbico, o
vitamina C, possiede azione antiossidante;
-
la vitamina D3 possiede
attività differenziante, inibente la proliferazione cellulare ed inducente
l'apoptosi;
-
i farmaci attivi sulla
matrice intercellulare (come la glucosamina ed il galattosaminglucuronoglicano
solfato) migliorano l'adesività delle cellule neoplastiche e rendono più
difficile la metastatizzazione;
-
la tetracosactide va a
sostituire il corrispondente naturale che l’uomo produce grazie all’ipofisi e
che viene inibito dalla somministrazione di somatostatina;
-
l'aminoglutetimide
inibisce completamente la produzione di ormoni steroidei che hanno attività
protumorale in alcune neoplasie come quelle mammarie.
Conclusioni.
Non riesco a comprendere come la
terapia di bella abbia suscitato una levata di scudi così violenta da parte
della medicina ufficiale ed il perché non sia stata accettata come una delle
terapie antineoplastiche possibili. In fondo tutti i componenti proposti e le
relative azioni metaboliche ed antitumorali sono ampiamente referenziati in bibliografia.
L’approccio
del Di Bella è geniale nella sua naturale semplicità, ma la terapia proposta
deve essere studiata e sviluppata su base scientifica per poter essere messa a
punto ed essere sempre efficace.
Anche
le terapie tradizionali potrebbero essere meglio calibrate se viste in un
quadro di strategia terapeutica integrata, almeno per i casi più congeniali,
con le risorse curative di questa cura che di non convenzionale ha solamente il
modo di proporsi.
A mio parere la terapia di bella
rappresenta una arma in più per combattere queste terribili patologie ed io intendo, in tutta libertà, sfruttarla
al meglio per curare i miei pazienti;
ritengo infatti che permettere al
malato di utilizzare la terapia di bella non sia solo un gesto umano, ma
potrebbe modificare significativamente la prognosi della malattia in ben
determinati casi clinici .
Dott. Giorgio Castello
Via A. Cecchi, 19/9
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Genova
Tel: 010589495
Cellulare: 335.628.34.24
e-mail: castello@tiopoietine.info
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